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Le donne si difendono, gli uomini invece no

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Ai piedi del podio. Ma non può essere un quarto posto amaro, quello ottenuto da Laurien van der Graaff e Nadine Fähndrich nello sprint a squadre femminile. Sempliceme­nte perché Stati Uniti (oro), Svezia (argento) e Norvegia (bronzo) stavolta erano praticamen­te inarrivabi­li, tanto che le due elvetiche dal terzo posto accusano un ritardo di oltre venti secondi. Direttamen­te qualificat­e per la finale, la grigionese e la lucernese hanno saputo elevare ancor più il loro livello, fino a raggiunger­e quello che è sempliceme­nte uno dei migliori risultati della storia del fondo svizzero ai Giochi, che fino a ieri viveva sul bronzo della staffetta 4 x 5 chilometri a Salt Lake City 2002, e al doppio quarto posto di Christina Gilli-Brügger (sulla 20 km e nella staffetta) all’ormai lontanissi­ma edizione di Calgary, nel 1988. Al maschile, invece, deludono Dario Cologna e Roman Furger. Il grigionese e l’urano figuravano tra gli outsider, e invece non sono neppure riusciti ad arrivare in finale. «In salita avevo le gambe pesanti – dice Furger –. Succede di imbattersi in giornate no, e non saprei nemmeno dire il perché mi sia capitato». Cologna, invece, è più pragmatico: «Siamo onesti, anche se ci fossimo qualificat­i alla finale, sarebbe stata davvero dura riuscire a emergere». E il grigionese non sembra troppo amareggiat­o per la sconfitta. Anche perché la sua testa è probabilme­nte già rivolta alla 50 km di sabato, in cui avrà un’altra occasione per magari mettersi al collo una seconda medaglia, dopo l’oro ottenuto nella 15 km a skating.

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KEYSTONE ‘A volte succede’

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