Postribolo di Cadenazzo, le ragioni dei contrari
Segue da pagina 10 Senza d’altro lato sottovalutare anche possibili conseguenze concrete dal punto di vista dell’ordine pubblico e del traffico motorizzato, si può immaginare in particolare nelle ore notturne. Una buona ragione per dire di no all’insediamento di un’attività di questa sorta è il buon nome del nostro comune. Il quale dispone in verità di poche attrattive culturali (alludo in particolare alla nostra pregevole chiesa parrocchiale, al rivitalizzato bel mulino del Precassino, allo splendido sentiero dei briganti che sale verso Robasacco e il Monte Ceneri) che suscitino la presenza in paese di frotte di turisti. Nessuno vuole per ovvie ragioni di attaccamento e di affetto verso il paese, che possa venir reclamizzato via etere, per ogni dove, come una sorta di “Sessoland”, in cui venire al solo scopo di soddisfare gli istinti libidici più primordiali e reconditi. Un secondo argomento sul quale fondare un chiaro no alla messa in esercizio di un nuovo bordello può essere identificato, a mio parere, in quelle che mi sembra di poter definire le componenti qualitative, che costituiscono la dignità, la bellezza, il benessere, la gioia di vivere di cui ogni persona ha pienamente diritto. Mi ha fatto presente qualcuno che se un simile commercio lo si può proporre, è per il fatto che esso risponde alla domanda di un certo numero di uomini (intesi tout court come maschi). Il fatto che la prostituzione sia sempre esistita, a tal punto che è stato retoricamente definito, quasi fosse un titolo onorifico o un’attestazione di qualità, il mestiere più vecchio del mondo, sembra costituire un lasciapassare che giustifica comportamenti umani, di maschi e femmine, il cui solo scopo esistenziale sembrerebbe essere quello di fare sesso. (Esprimermi in questo modo lo considero volgare, ma è purtroppo il modo spregiudicato in cui si tratta ai nostri giorni la relazione sessuale.) Una condizione, a monte della quale sono spesso identificabili delicate problematiche personali e sociali, che andrebbero affrontate in modi ben più adeguati. Basti pensare alle condizioni di miseria e di disagio che spingono le donne a vendere il loro corpo e la loro dignità, per un pugno di soldi. Il fatto che, nella maggior parte dei casi, giungano da noi da Paesi lontani, le pone in una condizione di estraneità, di distacco. Dal canto loro i clienti, con altrettanto distacco, indifferenza e disinvoltura, chiedono solo, si fa per dire, di poterle utilizzare. Compiuto l’atto, saldato il conto, l’affare è concluso. In barba a un immane dispendio di parole sull’educazione dei sentimenti, sull’importanza dei modelli di comportamento, sul rispetto della persona come individualità unica e irripetibile... e di tante altre belle parole. Che implicano di essere tradotte in comportamenti virtuosi, che stanno alla base di quelli che sono i veri Valori, universalmente riconosciuti. Come terzo motivo di negazione della liceità del nuovo commercio, con il quale i cadenazzesi saranno costretti a convivere, non bisogna dimenticarlo, vi sono le 473 firme raccolte in tre settimane, a inizio marzo 2015, a sostegno della petizione “Nuovo maxi-bordello a Cadenazzo? No, grazie!”. Mi sono chiesto in questi giorni se riproporre un’ulteriore raccolta di firme contro la decisione del nostro Municipio potrebbe permettere di ottenere un dietrofront rispetto alla concessione della licenza. Mi sento abbastanza sicuro di poter dire che, entro un lasso di tempo ragionevole, diciamo un mese, si potrebbe raddoppiare il risultato di tre anni fa. A condizione beninteso che non ci si limiti a fare le spallucce, banalizzando la questione, tanto il Municipio fa quello che vuole e poi... non è un nostro problema.