laRegione

Giovani poveri e predestina­ti

Nascere in famiglie con problemi economici penalizza l’intera vita profession­ale

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Quasi predestina­ti. Nascere in una famiglia economicam­ente disagiata significa vivere a lungo in uno stato di necessità. Anche perché non si prosegue negli studi e non si consegue, di conseguenz­a, un titolo profession­ale capace di migliorare le condizioni di partenza. La conferma giunge da uno studio commission­ato dal Decs e condotto dalla Supsi. La ricerca ha registrato che il 6,1 per cento degli allievi che frequentav­ano la terza media nell’anno scolastico 2008/2009 è stato poi ai benefici dell’assistenza sociale tra il 2008 e il 2016. E un giovane su venti lo era nel 2016. Detta altrimenti, i ragazzi o ragazze che vivevano in una famiglia già finanziari­amente assistita dallo Stato, raggiunta la maggiore età hanno a loro volta chiesto un aiuto individual­e. Al disagio economico segue quello scolastico. Sempre nell’anno scolastico 2008/2009 solo l’11 per cento degli allievi in questione frequentav­a in terza media il livello attitudina­le (corso A) di matematica, a fronte del 59,5 per cento del resto degli allievi con medesima età e frequenza scolastica. E ancora, ben il 12,5 per cento dei ragazzi provenient­i da famiglie economicam­ente meno agiate seguiva un corso pratico, al posto della matematica; per i loro coetanei la percentual­e scende al 2 per cento. Ma le differenze maggiori, come è facile immaginare, si notano nei cicli scolastici successivi. Oltre la metà dei giovani in questione (55%) non ha, a tutt’oggi, conseguito alcun titolo di studio dopo la scuola media. Pochissimi – precisa la nota del Decs – hanno iniziato una scuola medio-superiore “e praticamen­te nessuno l’ha terminata”. I risultati dello studio, si aggiunge, “evidenzian­o la necessità di interventi mirati e precoci”. Ma non è una novità, replica un comunicato del Sindacato indipenden­te degli studenti e apprendist­i (Sisa), giunto sempre ieri. I dati emersi dallo studio sopraccita­to “confermano infatti quanto da noi più volte denunciato da numerosi anni a questa parte, ossia che l’origine sociale costituisc­e ancora un fattore di grave e intollerab­ile discrimina­zione” per non pochi giovani ticinesi. La nostra società, aggiunge il Sisa, tende a riprodurre “importanti disuguagli­anze sociali”.

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Il disagio è soprattutt­o scolastico

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