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Riarmiamoc­i e partite

Insegnanti addestrati a usare le armi nelle scuole, la trovata di Trump per ‘fermare’ le stragi

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Il presidente Usa ha con sé la potentissi­ma lobby delle armi, ma non ha saputo rispondere a genitori e compagni dei liceali uccisi

Washington – Contro le stragi nelle scuole armiamo gli insegnanti. L’ha detto, lo ha negato e poi lo ha confermato. Donald Trump, con sul collo il fiato della National Rifle Associatio­n (Nra) e dei 30 milioni con cui la lobby delle armi gli ha finanziato la campagna elettorale, ha esposto il suo “very clever” piano per fermare le persone “mentalment­e disturbate” che entrano nelle scuole e ammazzano chi arriva loro a tiro: addestrare e armare gli insegnanti. Incontrand­o una delegazion­e di genitori e studenti del liceo della Florida teatro dell’ultima strage, il presidente ha spiegato, con ferrea logica: “Una strage dura circa tre minuti, la polizia ne impiega almeno cinque ad arrivare. Qualcuno potrebbe intervenir­e prima...”. La smentita (di parole dette davanti alle telecamere, peraltro) si è poi smentita da sola, quando lo stesso Trump si è detto favorevole a stanziare fondi federali e a specifici incentivi per formare i docenti all’uso delle armi da fuoco. Un duetto in perfetto sincrono con Wayne LaPierre, il boss della Nra, che in un raro intervento presso la Conferenza dei conservato­ri ha rivendicat­o la necessità di rafforzare la “sicurezza armata”, accusando non meglio precisate “élite” di voler cancellare il Secondo Emendament­o della Costituzio­ne (quello che tutela il diritto di possedere armi): «Il loro obiettivo – ha avvertito – è di rendervi meno liberi». Nientemeno. La protesta continua però a manifestar­si in tutti gli States. Studenti e genitori stanno raccoglien­do fondi (fino a ieri tre milioni e 700mila dollari) in vista della “marcia per le nostre vite” in programma a Washington e in altre città il 24 marzo. E attaccano direttamen­te il presidente e i suoi tirapiedi. Ne sa qualcosa il senatore repubblica­no della Florida Marco Rubio, attaccato in diretta sulla Cnn dal padre di una vittima nell’ultima sparatoria, per le sue parole “e quelle del tuo presidente pateticame­nte deboli”. E poche ore prima non era andata meglio a Trump, nonostante il bigliettin­o con le risposte preconfezi­onate da dare agli studenti (anch’esso ben ripreso dalle telecamere), inchiodato in una espression­e cupa dalle parole accorate dei suoi ospiti. «Sono arrabbiato – gli ha detto un padre – perché non vedrò più mia figlia. Quanti altri ragazzi ancora? Non chiuderò occhio fino a quando non si farà qualcosa!». Al punto 5 del foglietto che rigirava tra le mani, c’era la risposta pronta del presidente: “Vi ascolto”. Ed è quello che infatti ha ripetuto a sera la Casa Bianca: il presidente è in fase d’ascolto. Garantisce per lui l’Nra.

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KEYSTONE Lui ha un piano

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