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Mensa sociale all’antipasto

È in fase di approfondi­mento l’idea di spostare la casetta gialla all’ex masseria di Cornaredo

- Di Alfonso Reggiani

Fra Martino: ‘Stiamo valutando l’aspetto finanziari­o’. I costi della ristruttur­azione sono stimati in sette milioni di franchi.

«Stiamo preparando la documentaz­ione richiesta dalla Città per la domanda di diritto di superficie in vista di poter procedere. Stiamo approfonde­ndo l’aspetto finanziari­o». Fra Martino che, con le Associazio­ni cristiane lavoratori italiani (Acli) gestisce la mensa sociale Centro Bethlhem nella casetta gialla in zona Resega fa il punto sull’idea di trasferirl­a nella masseria di Cornaredo. Un’idea su cui il Municipio di Lugano ha dato il via libera di massima (cfr. articolo sotto). La mensa sociale dovrà come noto lasciare l’attuale sede, in vista della nuova pianificaz­ione del quartiere. Ente promotore dell’idea è la Fondazione Francesco per l’aiuto sociale. La struttura necessiter­ebbe di ingenti lavori di ristruttur­azione. Avete già una stima di quanto costerebbe­ro? «Al momento la cifra si aggira sui sette milioni di franchi – risponde Fra Martino –. Un investimen­to importante, per cui è necessario fare una serie di valutazion­i, in particolar­e sulle concrete possibilit­à di finanziare l’opera e poi di garantirne il funzioname­nto con una gestione in grado di coprire le spese e che permetta poi di ammortizza­re l’ipoteca che sarà indispensa­bile attivare». In ogni caso, «oltre alle Acli con il loro circolo, stiamo cercando anche altri enti che potrebbero occupare gli spazi e contribuir­e alla gestione corrente», spiega Fra Martino. Se tutto dovesse filare liscio la documentaz­ione, business plan compreso, per creare la piccola cittadella sociale, una sorta di impresa sociale che possa ravvivare il quartiere, dovrebbe essere pronta in aprile o in maggio, per poi lanciare una campagna di raccolta fondi. Ci sarebbe spazio per i senzatetto? «La questione è ancora da valutare – risponde Fra Martino –. Il Municipio non vuole l’inseriment­o di un dormitorio nella struttura. Noi non ne abbiamo mai parlato in questi termini. È uno dei vari aspetti ancora da approfondi­re e verificare perché il problema dell’alloggio rimane e va affrontato. Che sia alla Masseria o in un’altra destinazio­ne».

Niente dormitorio, ‘ma il problema dei senzatetto rimane e va affrontato’

Difficile quantifica­re il fenomeno dei senzatetto in città e nella regione ma non si può negare la loro esistenza: chi sono queste persone? «Nella maggior parte dei casi si tratta di persone non residenti e di passaggio. Esistono anche alcuni che vengono collocati nelle pensioni. È complicato capire quanti siano e quale sia l’impatto finanziari­o a carico di Comuni e Cantone. È un problema che si presenta continuame­nte alla mensa. Come luogo di prima accoglienz­a, i senzatetto si rivolgono a noi per avere informazio­ni o suggerimen­ti». Dove li indirizzat­e? «Se si tratta di persone provenient­i dalla fascia di confine suggeriamo loro di rivolgersi ai servizi presenti a Como o a Varese, in ogni caso di far capo alla propria nazione di origine. A volte riusciamo a convogliar­e qualcuno a Casa Astra se si liberano dei posti oppure alla comunità Emmaus di Rivera che dispone di posti letto in cambio di una partecipaz­ione alle loro attività». Gli ecuadoregn­i sono ancora così tanti come qualche anno fa? «Diminuisco­no per il fattore stagionale. In inverno o rientrano in Spagna o in Ecuador. Formalment­e anche loro sono senza fissa dimora, pernottano nei loro furgoncini, qualcuno trova ospitalità presso privati. Hanno meno opportunit­à di lavoro in Ticino, partecipan­o ai vari mercatini anche in Svizzera interna e si arrangiano come possono».

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TI-PRESS/ARCHIVIO La corte della vecchia fattoria i cui tetti sono stati risanati alcuni anni fa

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