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Puntualità, quo vadis?

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Sorrido, quando penso che uno degli obiettivi principali delle Ffs è la puntualità. Questa reazione è dovuta al fatto che lo ritengo un traguardo non raggiunto, soprattutt­o dopo il più recente cambio di orario; in effetti, durante queste ultime settimane sono arrivata a destinazio­ne quasi sempre con più di cinque minuti di ritardo. Oltre al danno, la beffa; anche perché parto mezz’ora prima e questo poiché il treno che prendevo precedente­mente non arriva più in orario né a Chiasso né a Mendrisio, e così la coincidenz­a per Stabio è spesso e volentieri partita sotto il mio sguardo furente. Succede così, quando i progetti sono creati e modificati da burocrati che trascorron­o il loro tempo dietro la scrivania e che non vivono le realtà che trasforman­o. Orari, statistich­e e cifre assumono un’altra forma quando vissute sulla propria pelle. Può un treno che prima partiva da Chiasso, ripartire dalla medesima località con la stessa puntualità, arrivando però dall’Italia? Per la maggior parte delle persone la risposta è estremamen­te chiara: “No”! La vicina Penisola non è famosa per questo, tant’è che si dice: “Puntuale come un orologio svizzero” e così non c’è giorno che i Tilo, e non solo quelli, non siano in ritardo. Peccato, anche perché se si continua con questo andazzo, l’unica cosa che potremo dire è: “Non ci resta che piangere”; tanti rinunceran­no ai trasporti pubblici e la rinomata puntualità elvetica, emblema della nostra nazione, rimarrà solo un lontano ricordo.

Denise Maranesi, consiglier­a comunale,

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