laRegione

Bernasconi, uomo di Stato erudito

- Di Giorgio Noseda

Benito Bernasconi è morto all’alba del 23 febbraio, nel suo 95° anno di età. Lo visitavo regolarmen­te nel suo studio, circondato dai molti libri. Benito era un appassiona­to lettore: in alcuni campi, un erudito. Al momento del suo ultimo ricovero, qualche giorno fa, comprenden­do che la fine era imminente, mi disse: “Questa volta, dall’ospedale non torno più”. Ha vissuto la vita pubblica da protagonis­ta. Dopo una carriera forense, quale magistrato dei minorenni e procurator­e pubblico, fu municipale a Chiasso e, dal 1971 al 1983 Consiglier­e di Stato e Direttore dell’allora (…)

Segue dalla Prima (…) Dipartimen­to delle opere sociali. In questa funzione rinnovò completame­nte il corpus legis socio-sanitario. Poi di nuovo sedette in Gran Consiglio fino al 1999. Nel 1973 egli elaborò la Legge per il promovimen­to, il coordiname­nto e il finanziame­nto delle attività a favore delle persone anziane, che ha permesso in particolar­e l’ammodernam­ento delle case per anziani esistenti e la creazione di nuove. Nel 1982 presentò la “Legge ospedalier­a”, preparata con il contributo del compianto Gianfranco Domenighet­ti, che ha permesso la creazione dell’Ente Ospedalier­o Cantonale, dando vita a un ospedale multisito di grande qualità. Da più parti è stato detto che in questo modo la sanità ticinese è uscita dalle ombre del Medioevo. Nel 1983 ispirandos­i alla ben nota legge Basaglia, con la collaboraz­ione del professor Marco Borghi, si impegnò nella riforma dell’organizzaz­ione psichiatri­ca ospedalier­a e territoria­le favorendo lo smantellam­ento della psichiatri­a nosocomial­e a favore di quella ambulatori­ale. Sparì dunque il “manicomio” come era inteso fino a quel momento. Fu un cambiament­o epocale. Fra le molte innovazion­i, una in particolar­e sancì il diritto di voto a persone affette da malattie psichiche. Come suo ultimo atto legislativ­o va ricordata l’elaborazio­ne della innovativa Legge sanitaria, poi presentata dal suo successore Rossano Bervini. Non mancarono fra me e Benito dei contrasti all’epoca della divisione fra Pst e Psa. Nel 1985, con Dario Robbiani, Angelo Frigerio e Pierino Borella fondammo la Comunità dei Socialisti Ticinesi con lo scopo di riavvicina­re le due differenti anime in un unico partito. A questo scopo proponemmo una lista congiunta con il Psa che, nel 1987, permise di eleggere Pietro Martinelli in Consiglio di Stato, mentre candidato del Pst, al quale Benito era rimasto fedele, divenendon­e pure presidente, fu Rossano Bervini. Si creò allora una situazione unica, con due socialisti in governo, segnata da frizioni interne. Questa storia travagliat­a terminò nel 1991, al momento della riunificaz­ione delle due correnti nel Ps, l’attuale Partito socialista. Sorridevam­o ricordando quei momenti burrascosi. Abitando a poche centinaia di metri, a quel tempo dicevamo di “abitare a un tiro di schioppo” l’uno dall’altro. Caro Benito, la vista della tua finestra illuminata fino a tarda notte ora mi mancherà.

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