Bernasconi, uomo di Stato erudito
Benito Bernasconi è morto all’alba del 23 febbraio, nel suo 95° anno di età. Lo visitavo regolarmente nel suo studio, circondato dai molti libri. Benito era un appassionato lettore: in alcuni campi, un erudito. Al momento del suo ultimo ricovero, qualche giorno fa, comprendendo che la fine era imminente, mi disse: “Questa volta, dall’ospedale non torno più”. Ha vissuto la vita pubblica da protagonista. Dopo una carriera forense, quale magistrato dei minorenni e procuratore pubblico, fu municipale a Chiasso e, dal 1971 al 1983 Consigliere di Stato e Direttore dell’allora (…)
Segue dalla Prima (…) Dipartimento delle opere sociali. In questa funzione rinnovò completamente il corpus legis socio-sanitario. Poi di nuovo sedette in Gran Consiglio fino al 1999. Nel 1973 egli elaborò la Legge per il promovimento, il coordinamento e il finanziamento delle attività a favore delle persone anziane, che ha permesso in particolare l’ammodernamento delle case per anziani esistenti e la creazione di nuove. Nel 1982 presentò la “Legge ospedaliera”, preparata con il contributo del compianto Gianfranco Domenighetti, che ha permesso la creazione dell’Ente Ospedaliero Cantonale, dando vita a un ospedale multisito di grande qualità. Da più parti è stato detto che in questo modo la sanità ticinese è uscita dalle ombre del Medioevo. Nel 1983 ispirandosi alla ben nota legge Basaglia, con la collaborazione del professor Marco Borghi, si impegnò nella riforma dell’organizzazione psichiatrica ospedaliera e territoriale favorendo lo smantellamento della psichiatria nosocomiale a favore di quella ambulatoriale. Sparì dunque il “manicomio” come era inteso fino a quel momento. Fu un cambiamento epocale. Fra le molte innovazioni, una in particolare sancì il diritto di voto a persone affette da malattie psichiche. Come suo ultimo atto legislativo va ricordata l’elaborazione della innovativa Legge sanitaria, poi presentata dal suo successore Rossano Bervini. Non mancarono fra me e Benito dei contrasti all’epoca della divisione fra Pst e Psa. Nel 1985, con Dario Robbiani, Angelo Frigerio e Pierino Borella fondammo la Comunità dei Socialisti Ticinesi con lo scopo di riavvicinare le due differenti anime in un unico partito. A questo scopo proponemmo una lista congiunta con il Psa che, nel 1987, permise di eleggere Pietro Martinelli in Consiglio di Stato, mentre candidato del Pst, al quale Benito era rimasto fedele, divenendone pure presidente, fu Rossano Bervini. Si creò allora una situazione unica, con due socialisti in governo, segnata da frizioni interne. Questa storia travagliata terminò nel 1991, al momento della riunificazione delle due correnti nel Ps, l’attuale Partito socialista. Sorridevamo ricordando quei momenti burrascosi. Abitando a poche centinaia di metri, a quel tempo dicevamo di “abitare a un tiro di schioppo” l’uno dall’altro. Caro Benito, la vista della tua finestra illuminata fino a tarda notte ora mi mancherà.