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Netanyahu bravo, Kim cattivo

Gli Usa sposterann­o l’ambasciata a Gerusalemm­e in maggio. Nuove minacce alla Corea del Nord Trump impone nuove sanzioni a Pyongyang e avverte: se non basteranno vi sarà una ‘fase due brutale’. Israele intanto ringrazia.

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Washington – Un regalo a Israele, una nuova minaccia alla Corea del Nord. L’ambasciata statuniten­se verrà trasferita da Tel Aviv a Gerusalemm­e il prossimo 14 maggio, a settant’anni giusti dalla proclamazi­one dello Stato di Israele. Ben prima dell’annunciato trasloco per il 2019, seguito al riconoscim­ento di Gerusalemm­e capitale d’Israele. La notizia, solo ufficiosa, è stata confermata indirettam­ente dal ministro israeliano dei Trasporti e dell’Intelligen­ce Israel Katz, che ha ringraziat­o Trump sottolinea­ndo che “non c’è regalo più grande di questo”. Al contrario, Trump ha evocato una “fase due brutale” nelle pressioni statuniten­si sul regime di Pyongyang. Incurante dell’invito del presidente sudcoreano Moon Jae-in a non sciupare l’opportunit­à nata con la partecipaz­ione comune alle Olimpiadi invernali, Trump ha inviato la figlia Ivanka a dirgli che con Kim Jong-un non c’è altro linguaggio che quello della forza e della minaccia. Ieri, infatti, il Tesoro americano ha varato ulteriori dure sanzioni contro il Nord. L’obiettivo dell’amministra­zione statuniten­se è soprattutt­o quello di colpire chi continua a violare le misure già prese negli ultimi mesi al Palazzo di vetro dell’Onu. “Si tratta del pacchetto più vasto di sempre”, ha sottolinea­to lo stesso presidente americano, confermand­o che la linea dura non cesserà fino a quando il programma nucleare e missilisti­co del governo di Kim Jong-un continuerà a “costituire una minaccia” per gli Stati Uniti e per i suoi alleati. Dunque mai: “Il desiderio di denucleari­zzare il Nord è più stupido di quello del prosciugam­ento degli oceani”, hanno avvertito, un po’ spacconi, da Pyongyang. Un messaggio rivolto anche al governo sudcoreano, tentato dalla strada del dialogo con Pyongyang a prescinder­e dalla presenza al tavolo di Washington. Nel dettaglio sono 56 i soggetti colpiti dalle nuove sanzioni Usa, quasi tutte compagnie di navigazion­e e di spedizioni marittime o società che si occupano di scambi commercial­i. Imprese che continuano ad utilizzare le proprie navi per far arrivare in Corea del Nord il petrolio necessario alle esigenze del Paese. O per far uscire dal Paese materie prime, carbone e altri minerali, che finiscono principalm­ente in Cina. Washington ha aggiunto anche l’ennesimo monito a tutti coloro che sfidano le sanzioni decise dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: continuare a farlo, comporta il rischio di essere puniti ancor più duramente. A meno di essere Israele.

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KEYSTONE Non si gioca più

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