Gates ‘confessa’ e inguaia Manafort
Washington – Rick Gates ha “cospirato e mentito” agli uomini dell’Fbi che indagano sulle interferenze russe sulle presidenziali Usa del 2016. L’ammissione dell’ex numero due della campagna elettorale di Donald Trump potrebbe rappresentare una svolta senza precedenti nel corso delle indagini del procuratore speciale per il Russiagate Robert Mueller. La dichiarazione di colpevolezza viene infatti letta da tutti gli osservatori come un chiaro segnale che Gates ha cominciato o comincerà presto a collaborare con gli investigatori, se non altro per evitare molti anni di carcere. Sono 32 infatti i capi di accusa che pendono sull’ex top manager della campagna di Trump, tra cui anche quelli di frode fiscale e di riciclaggio. Quello che gli uomini del procuratore Mueller vogliono sapere da Gates è soprattutto ogni dettaglio sui suoi rapporti con Paul Manafort, ex massimo responsabile della campagna di Trump (e che ieri si è detto “sorpreso” dall’ammissione di colpa di Gates). Entrambi furono incriminati già lo scorso ottobre ed entrambi si erano dichiarati non colpevoli. Ora la situazione è cambiata. Gates ha ammesso che Manafort è stato suo sodale nell’ambito di una cospirazione finanziaria ai danni dello stato federale. E ha ammesso di avere mentito sull’incontro che nel 2013 Manafort ebbe a Washington con un membro del Congresso ed un lobbista. Incontro per discutere sulla situazione dell’Ucraina, Paese dove sia Gates che Manafort hanno lavorato come consulenti politici al fianco dell’allora governo filo-russo. Grazie all’accordo raggiunto con Gates, gli uomini del procuratore Mueller sperano ora di ottenere informazioni vitali per avanzare nelle indagini che negli ultimi giorni hanno anche coinvolto 13 cittadini russi, incriminati con l’accusa di aver lavorato per interferire sul voto americano. Molti di loro sono considerati vicini al presidente Vladimir Putin.