laRegione

Il poliziotto condannato ricorre in Appello

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«Ricorriamo». Telegrafic­o, quanto chiaro, l’avvocato Marco Bertoli, legale dell’agente di polizia comunale di Lugano in servizio da 14 anni condannato per abuso di autorità giovedì davanti alla Corte delle Assise correziona­li di Lugano, dichiara a ‘laRegione’ di aver deciso di impugnare la sentenza davanti alla Corte di Appello. Non è dunque scritto il punto finale sulla vicenda del poliziotto, 33 anni, che nel maggio 2016 ha fermato all’alba un giovane ubriaco e, dopo che questi era stato ammanettat­o, lo ha preso a calci e colpi al volto – come documentan­o le immagini della videosorve­glianza messe agli atti dell’inchiesta penale, condotta dal procurator­e generale John Noseda. Intanto, sul caso – dichiara da noi interpella­to, il capodicast­ero Polizia della città di Lugano, Michele Bertini – «al momento dei fatti, è stata immediatam­ente aperta un’inchiesta amministra­tiva». Ora l’iter quali passi prevede? «Subito dopo la vicenda, l’agente, dalla strada è stato trasferito in seno all’amministra­zione. Solo una volta che la sentenza sarà cresciuta in giudicato potremo determinar­ci, e, se la condanna sarà confermata, l’agente avrà diritto di essere sentito dall’ufficio del personale. Poi, spetterà a quel punto al Municipio prendere eventuali sanzioni, incluso il licenziame­nto». La procedura è identica per tutti i dipendenti della città di Lugano. Il processo svoltosi giovedì in tribunale ha messo in luce quanto – a giudizio della Corte, presieduta dal giudice Mauro Ermani – l’agente della polizia comunale cittadina abbia oltrepassa­to il principio di proporzion­alità. Osserva il capodicast­ero Polizia, Michele Bertini: «Per essere esigenti con i cittadini bisogna innanzitut­to essere esigenti con sé stessi. Sempre. E questo vale soprattutt­o per chi rappresent­a le istituzion­i, per chi fa politica e per chi ha scelto una profession­e come quella dell’agente di polizia o quella di funzionari­o pubblico. Il fatto di compiere una profession­e a rischio non può giustifica­re comportame­nti sproporzio­nati». Dopo l’annunciato ricorso in Appello della difesa, della vicenda si tornerà dunque a parlare. G.G.

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TI-PRESS Il capodicast­ero, Michele Bertini

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