È un bronzo, ma prezioso come l’oro
Fanny Smith ha infranto la maledizione dei Giochi. Dopo le delusioni di Vancouver e di Sochi, la 25enne è riuscita a prendersi l’agognata medaglia olimpica. E poco importa il colore del metallo: per la vodese, il bronzo conquistato ieri vale tanto quanto l’oro; tanta è stata la soddisfazione che le si è dipinta in volto appena tagliato il traguardo. «È finalmente stata la volta buona – ha commentato euforica –: è un obiettivo, un sogno che si realizza. Sono riuscita a sciogliermi, anche se per questo risultato ho dovuto davvero lottare». In effetti già il cammino che l’ha portata in finale non era stato una passeggiata. All’ultimo atto, su una pista sulla quale i sorpassi non erano numerosi, è stata a lungo seconda, dietro l’inattaccabile canadese Kelsey Serwa; ma un errore di ricezione sull’ultimo “roller” l’ha relegata dietro all’altra canadese Brittany Phelan e alla svedese Sandra Näslund. «Quell’errore mi è costato soprattutto moltissimo in velocità». Mettendo da parte per qualche secondo la sua mentalità di atleta ‘troppo’ corretta, facendosi anche un po’ largo con i gomiti Fanny Smith è riuscita a mettersi alle spalle la svedese. «Ero venuta per vincere l’oro; ho commesso un errore, ma mi sono battuta per questa medaglia, che mi riempie di gioia». E le lacrime che le hanno rigato il viso, erano gocce di pura felicità.