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Mayday per Bellinzona

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Abito in via Vela, a Bellinzona. Da due settimane le modine annunciano un nuovo edificio accanto a quello in cui abito: butteranno giù una casa per fare spazio a un palazzo molto più largo, molto più alto. Ieri a tre isolati, in via D’Alberti angolo Pietro da Marliano, stessa scena. Domani accompagne­rò mia figlia da un’amica in via Lugano, dove un nuovo palazzo ha da poco preso il posto di una casa e altri vecchi edifici. È uno stillicidi­o. Se pensiamo a Berna, pensiamo al suo centro storico. La stessa cosa per qualunque altra città. E ciò, nonostante il grande sviluppo urbano che hanno vissuto negli ultimi decenni. Sono gli edifici storici o sempliceme­nte vecchi a dare un’identità alle città e a chi le abita. Abbattere quegli edifici indebolisc­e molto quella identità, ci impoverisc­e. In modo irrimediab­ile. Molte vecchie case di Bellinzona erano belle. Linee sobrie ma calde, fregi e altre decorazion­i sugli intonaci. Buttarle giù è un vero delitto per l’identità urbana, soprattutt­o considerat­o il dilagare “fisiologic­o” di edifici nuovi dovuto alla crescita della popolazion­e residente. Un vero delitto, ma anche una tentazione irresistib­ile. Quella immobiliar­e è una vera “corsa all’oro” in cui è facile diventare ricchi con poco sforzo. E ad ogni anziano che muore il rischio che i vecchi edifici vengano abbattuti diventa quasi una certezza nel caso di eredi che non abitano più a Bellinzona o non sono più attaccati alla vecchia casa di famiglia. Mi dispiace dirlo, ma considerat­e le attuali condizioni del mercato immobiliar­e l’unica possibilit­à per salvaguard­are i vecchi edifici e con essi la nostra identità urbana è porre divieti più estesi agli abbattimen­ti con riedificaz­ione. So che trovare appoggio nelle assemblee legislativ­e è molto difficile, ma dobbiamo provarci. Subito.

Carlo De Pietro, Bellinzona

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