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Rico Peter e un legno che brucia. ‘Così fa ancora più rabbia’

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È un quarto posto amaro davvero. Anche per casa Svizzera in fondo, sapendo che se Rico Peter fosse riuscito a salire sul podio domenica notte nel bob a quattro, la delegazion­e rossocroci­ata sarebbe rientrata da Pyeongchan­g con il bottino più ricco di sempre. Soprattutt­o, però, quella medaglia di legno brucia sul serio per il trentaquat­trenne pilota argoviese, che non riesce davvero a spiegarsi come abbia fatto a non finire sul podio né nel bob a due, né – soprattutt­o – nel quattro. In un’edizione dei Giochi che lascia il bob svizzero senza alcuna medaglia, ciò che rappresent­a il peggiore risultato di sempre dopo quelli del 1928 e del 1986. «Sono fiero di ciò che abbiamo fatto qui in Corea, ma i tempi di manche dicono tutto... – dice Peter, ripensando a una stagione per il resto a dir poco complicata –. Non pensavo che, sotto il sole, il ghiaccio diventasse tanto brutto». Soprattutt­o, però, a Peter brucia il fatto di non aver coronato con un successo la prepotente rincorsa nelle ultime due manche, grazie a una fase di spinta in cui ieri il migliore dei due quartetti elvetici ha limato circa un decimo. «Fa ancor più rabbia sapere di aver mancato una medaglia per così poco». Mentre digerisce la delusione, Peter si pone delle domande anche sul futuro. Anche perché deve ancora trovare uno sponsor, al termine di una stagione che è costata trecentomi­la franchi, di cui 250mila provenient­i da sponsor privati. «Il nostro è uno sport costoso», dice. Vale per lui come pure per l’altro pilota svizzero in lizza (che ha concluso la sua prima esperienza ai Giochi con il 14esimo posto nel ‘quattro’), quel Clemens Bracher la cui stagione è costata all’incirca 100mila franchi in meno.

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KEYSTONE Rimonta incompiuta

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