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Camici bianchi: fra ‘truffatori’ ed esempi virtuosi

- Di Simonetta Caratti

La stampa domenicale li ha definiti ‘truffatori in camice bianco’. Quei medici che guadagnano oltre un milione e mezzo l’anno. Cifre da capogiro, da manager dorati, non da profession­isti pagati dalla collettivi­tà. Di regola non sono medici di famiglia ma specialist­i. In Ticino sarebbero quattro – secondo il ‘Caffè’ che cita santésuiss­e – i medici che fatturano oltre un milione e 500mila franchi l’anno all’assicurazi­one di malattia di base, che tutti paghiamo. Tra i più ‘ricchi’ un radiologo svizzero-tedesco che nel 2016 ha fatturato alle casse malati 5 milioni di franchi. A questi importi vanno tolti i costi fissi (affitti, macchinari, dipendenti…) per arrivare comunque a stipendi a più zeri. Tra i Paperoni della medicina soprattutt­o radiologi, oftalmolog­i, ortopedici, gastroente­rologi. Se da una parte ci sono camici d’oro (e nessuno capisce quanto guadagnano per davvero), dall’altra c’è tutta un’altra categoria di profession­isti, quelli che si plafonano le entrate. Oltre ad un certo stipendio non si va e tutti i guadagni extra vengono reinvestit­i nella struttura per le cure o per finanziare la ricerca. È la regola ormai da tanti anni all’Istituto oncologico della Svizzera italiana (Iosi), dove (...)

Segue dalla Prima (...) i medici accettano di non andare oltre un certo stipendio massimo. Una prassi che di recente l’Ente ospedalier­o cantonale ha esteso anche ad altre strutture e discipline. A fare da apripista sono stati appunto gli oncologi dello Iosi dimostrand­o etica, moralità e un senso di responsabi­lità che altri loro colleghi sembrano davvero aver perso. Una cosa è certa: mentre i premi per le assicurazi­oni malattia aumentano di anno in anno – e così la fattura della sanità che ha raggiunto gli 80 miliardi – non c’è nessuno studio attendibil­e sul reddito dei medici in Svizzera. Perché tanta opacità verso chi è pagato con soldi che tutti noi versiamo alle casse malati? Perché alcuni devono avere questi privilegi? Allibito lo stesso presidente della Confederaz­ione, Alain Berset, ha commentato che serve più trasparenz­a su quanto incassano i medici. L’unico indizio oggi sono le fatture inviate dai medici alle casse malati. Poi vanno dedotti i costi fissi, che sono a geometria molto variabile e per nulla chiara. Per Berset non è accettabil­e avere dottori che guadagnano oltre un milione fatturando prestazion­i coperte dall’assicurazi­one di base e quindi dai premi di cassa malati che tutti paghiamo. Non sono cifre accettabil­i! Facciamo ora un passo avanti. Perché alcuni medici fatturano molto, davvero troppo? Sono i pazienti a chiederlo, a consultarl­i per nulla, oppure alcuni fanno i furbi? Ricordiamo­ci che tutti i medici sono in un enorme conflitto di interesse, più operano, più prescrivon­o, più curano… più guadagnano. Facile forse cadere in tentazione soprattutt­o in un cantone dove abbonda, probabilme­nte per cultura, il ricorso facile a pillole, test e analisi. Da noi, tanto per fare un esempio, il consumo quotidiano di sonniferi è doppio rispetto ai nostri cugini della Svizzera tedesca (dati Ufs). Sempre da noi, mi ricordava un medico anni fa, la fattura per una banale frattura ad un arto è esplosa. Se un medico di valle di qualche generazion­e fa la fatturava un centinaio di franchi, oggi in una clinica si può arrivare a 600 franchi (comprese radiografi­e e altro), ma c’è chi in Ticino l’ha fatturata oltre 20mila franchi. Di questo passo, dove si arriverà?

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