Le occasioni ci sarebbero
Lo scambio d’informazioni e il rispetto di regole più stringenti generano maggiori costi. La contropartita dell’accesso al mercato europeo è teorica.
L’anno appena iniziato si preannuncia come l’anno della trasparenza finanziaria. Lo scambio automatico d’informazioni a fini fiscali, secondo il Common reporting standard (Crs) dell’Ocse a cui la Svizzera ha aderito, entrerà nel vivo a metà anno con il primo invio di dati dalla Confederazione verso le autorità fiscali estere (prime tra tutte quelle dei Paesi dell’Unione europea, ma non solo) sancendo di fatto la fine del segreto bancario per i non residenti. «Operazione, quella dello scambio d’informazioni, con costi molto elevati per gli operatori finanziari e benefici ridotti dal punto di vista del gettito fiscale per i Paesi beneficiari dei dati», ha spiegato Gabriele Corte, membro della direzione generale della Banca del Ceresio ieri durante il tradizionale incontro stampa annuale. All’incontro era presente anche Antonio Foglia, membro del Cda di Banca del Ceresio e azionista dello stesso gruppo. La trasparenza, ha continuato Corte, non è però solo del cliente con l’implementazione da parte svizzera di una serie di norme di derivazione comunitaria (Linfi, Emir, Mifir e il citato Crs) ma anche dei servizi finanziari erogati. La Mi-
fid II, direttiva Ue per la tutela del risparmiatore, sta già avendo effetti da inizio anno per gli operatori finanziari svizzeri che propongono alla propria clientela prodotti finanziari europei. «Nel corso dell’anno il legislatore svizzero approverà la Legge federale sui servizi finanziari (Lsf) che è una reazione alla
Mifid II», precisa ancora Gabriele Corte. In definitiva questo incremento della regolamentazione nazionale di derivazione internazionale ha fatto aumentare non di poco i costi per gli intermediari svizzeri. Si aprono però delle opportunità transfrontaliere molto più ampie. «La piazza finanziaria svizzera è oramai pienamente integrata a livello nazionale a tutti i livelli: assistenza amministrativa; scambio di informazioni sulle transazioni finanziarie e sui depositi degli investitori esteri. Ma non si può parlare di vero libero accesso ai mercati esteri», precisa ancora Corte ricordando, per esempio, l’implementazione restrittiva della Mifid II da parte italiana che impone alle banche svizzere di aprire una ‘branch’ nazionale per accedere al mercato italiano. «Rispetto a ‘prima’ le regole di accesso ora sono molto più chiare e la piazza finanziaria ticinese, per esempio, ora può tentare di proporsi come referente per tutto il patrimonio del classico cliente italiano», aggiunge Corte.
Puntare alle aziende italiane
Non solo il risparmio ‘stabile’, solitamente investito in Svizzera e di cui teoricamente poteva fare a meno, ma anche di quello ‘mobile’ e soprattutto di quello aziendale». Da questo punto di vista Banca del Ceresio, per esempio, ha creato negli scorsi mesi una nuova struttura di corporate advisory, attiva nel capital market, M&A e private equity dedicata proprio agli aspetti aziendali della sua clientela. La divisione è affidata ad Alessandro Santini, ex Ceo di Bsi Merchant. I vantaggi chiave della piazza finanziaria svizzera (solidità patrimoniale e un approccio orientato alla consulenza e non di mero distributore) rimangono. «Bisogna però attivarsi», commenta Corte.