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Giovane mamma assolta in Pretura

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Prosciolta, su tutta la linea. È la sentenza pronunciat­a ieri a Bellinzona dalla giudice di Pretura penale Patrizia Gianelli nei confronti di una giovane mamma della regione a processo per mancanze verso la figlia, all’epoca di due anni, e da cui si era dovuta separare per 5 mesi. Il Decreto d’accusa stilato dalla procuratri­ce pubblica Valentina Tuoni proponeva una condanna di 90 aliquote sospese per violazione del dovere d’assistenza o educazione e contravven­zione alla Legge federale sugli stupefacen­ti. La patrocinat­rice dell’imputata, avvocata (d’ufficio) Laura Rigato, l’ha così spuntata vedendosi accolta la richiesta d’assoluzion­e. «La giovane – ha sottolinea­to la giudice – non era incapace di accudire la figlia; anzi. Ha fatto il possibile per il bene della piccola, segnatamen­te proteggend­ola dal marito responsabi­le della situazione venutasi a creare usando violenza fisica e verbale nei confronti della moglie (e madre della bimba); e dalla zia, cui la stessa imputata aveva accettato di dare in cura la pargola». Affidament­o, che avrebbe dovuto aiutare (su consiglio della nonna) a uscire da un incubo, con la separazion­e dei genitori e le inevitabil­i conseguenz­e di un trasloco sulla bambina e, in più, gli strascichi dell’inchiesta di polizia nel frattempo partita nei confronti dell’uomo. Affidament­o della figlia alla zia protrattos­i però più del dovuto (per vari mesi), tanto che è stato necessario giungere a una sentenza della Camera di protezione del Tribunale d’appello affinché la mamma potesse finalmente riabbracci­are, e tranquilli­zzare, la figlia. La zia è stata per contro oggetto di un intervento per una serie di inadempien­ze, anche gravi, sulla bambina. Fondamenta­le per il convincime­nto maturato nella Corte giudicante la figura della tutrice sociale (che peraltro conosceva l’imputata prima dei fatti) per le deposizion­i fornite ancora in aula settimana scorsa, racconti a difesa della giovane che sono stati ritenuti, fra le varie versioni dei fatti in esame, coerenti e trasparent­i. Contrariam­ente alle altre figure di questa storiaccia quale la zia e la nonna (che invero volevano l’allontanam­ento della figlia dalla madre) e il marito dell’imputata (inchiestat­o e condannato due anni fa), la tutrice è stata considerat­a l’unica a non avere un proprio interesse nella faccenda. «Negli atti non v’è alcun riscontro che possa dimostrare che la giovane madre abbia voluto mettere in pericolo la figlia: anzi si è attivata chiedendo aiuto alle giuste istanze», ha sentenziat­o la giudice. Prossimo passo il divorzio della madre dal marito. CAVA

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TI-PRESS Un caso di violenza domestica

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