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‘Organizzat­i e profession­isti’

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Quella sgominata nella notte a Chiasso «è una banda organizzat­a e di profession­isti specializz­ata in furti con la tecnica comunement­e definita ‘del buco’. Una tecnica che presuppone l’utilizzo di materiale abbastanza specifico». Con il portavoce della Polizia cantonale Renato Pizolli entriamo nei dettagli dell’operazione che ha portato all’arresto di 12 persone. Sotto sequestro «è finita una carotatric­e che permette di bucare anche pareti in cemento armato – continua Pizolli –. Per introdursi in ditte come quella a cui hanno mirato, devono entrare in consideraz­ione anche dei sistemi di sicurezza superiori alla media, tra questi anche la fattura dello stabile». L’azione dei malviventi «era prevista sull’arco di qualche ora». Un lasso di tempo durante il quale avrebbero creato un foro sufficient­emente grande per permettere l’ingresso di una persona, che si sarebbe occupata di svuotare il caveau. Per riuscire nel loro intento, nella serata di domenica i malviventi «hanno piazzato sul tetto dello stabile adiacente un’apparecchi­atura per inibire l’entrata in funzione del sistema di allarme». La stessa è stata recuperata in mattinata con il supporto dei pompieri di Chiasso. Avuta la certezza del colpo imminente – «l’azione preventiva e lo scambio di informazio­ni con le autorità italiane e in particolar­e con i Carabinier­i di Cerignola, Abbiategra­sso e Como ci ha permesso di essere sufficient­emente pronti al momento giusto» –, il dispositiv­o, coordinato dalla Polizia cantonale e composto da diverse decine di agenti, è entrato in funzione intorno alle 2 del mattino. «Le persone sono state bloccate in maniera incruenta, nessuno si è fatto male – precisa ancora Pizolli –. Non si può dire che i fermati si siano consegnati alla Polizia: hanno infatti cercato di evitare il fermo, ma non hanno potuto sottrarsi». Durante l’operazione «non sono state utilizzate armi da fuoco». I colpi uditi e segnalati da diverse persone potrebbero essere riconducib­ili, ma la polizia preferisce non fornire dettagli in merito, a petardi stordenti. Il fatto certo, conclude Renato Pizolli, è che quelli sventati nella notte «non sono atti preparator­i: queste persone stavano commettend­o un reato: il materiale che abbiamo recuperato sul tetto è stato montato per un motivo».

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