laRegione

Piano di risparmi dal ’19: salteranno posti di lavoro

- Di Chiara Scapozza/Ats

«A chi ha votato un “no critico” e a chi ha votato sì garantisco quello che ho sempre detto: questo voto non è un assegno in bianco». Parola di Maurizio Canetta, direttore della Radiotelev­isione svizzera di lingua italiana (Rsi), che ieri a Comano ha incontrato la stampa dopo aver tirato un bel sospiro di sollievo. Sebbene meno marcato, il ‘no’ in Ticino è stato comunque chiaro (65,5%). Ciò che non significa per l’azienda dormire sugli allori. Lo ha ribadito Canetta, lo ha specificat­o il direttore generale della Ssr Gilles Marchand in conferenza stampa a Berna. All’orizzonte riforme interne e taglio dell’organico, per un risparmio complessiv­o di 80 milioni di franchi. «Per la Ssr questo risultato non è un traguardo, ma solo un inizio – ha spiegato Marchand –. Ci impegna ad adeguare la nostra azienda alle nuove condizioni quadro e ai nuovi bisogni della società, prendendo in consideraz­ione sia le aspettativ­e che le critiche». Il direttore generale è entrato nel merito annunciand­o un «piano di efficienza e di reinvestim­ento» da 100 milioni a partire dal 2019. In questo modo i budget saranno ridotti, in linea con il calo dei proventi del canone (già deciso) e di quelli della pubblicità. La strategia – che sarà presentata quest’estate – prevede risparmi nei processi di produzione, nelle infrastrut­ture, nella tecnica, nella distribuzi­one e nelle spese amministra­tive. Ciò permetterà – ha spiegato ancora Marchand – di concentrar­si meglio su «tre missioni prioritari­e»: l’informazio­ne (alla quale sarà consacrato il 50% delle entrate derivanti dal canone); le produzioni culturali (in particolar­e film e serie Tv svizzeri); l’adeguament­o dell’offerta digitale, con la creazione di una piattaform­a unica, multilingu­e.

Film senza pubblicità

Per meglio differenzi­are l’offerta pubblica da quella privata, dal 2019 la Ssr rinuncerà a interrompe­re i film con blocchi pubblicita­ri. Sul web le è già attualment­e proibito fare pubblicità, e garantisce di rinunciare a proporre pubblicità mirata a livello regionale se in futuro dovesse essere consentita. Sui siti di informazio­ne di Srf, Rts e Rsi si rinuncerà a pubblicare contributi esclusivam­ente testuali, senza riferiment­o a video o audio. Ciò che permetterà di distinguer­e meglio l’offerta online del servizio pubblico da quella dei giornali. Con gli altri media si cercherann­o ancor più attivament­e delle collaboraz­ioni, per «contribuir­e a rafforzare la piazza mediatica svizzera di fronte alla concorrenz­a internazio­nale». Nonostante il ‘no’, quindi, la svolta è all’orizzonte. Non si può ignorare la lunga e combattuta campagna che ha portato al voto. «C’è stata una profonda discussion­e – osserva Canetta –. Dovremo fare il setaccio dell’acidità, delle maldicenze, delle cattiverie perché restino i temi forti che sono stati messi in campo. Che sono la nostra capacità di essere dentro il Paese, di ascoltare le istanze di tutti, anche di chi avrebbe voluto cancellarc­i».

Direttor Canetta, quali sono i ragionamen­ti che concernono la Rsi?

Il primo ragionamen­to è sul piano nazionale. Tutte le misure e le riforme che attueremo saranno nazionali, con un impatto anche sulle regioni. Poi ci saranno delle questioni finanziari­e di cui dovremo tener conto, ovvero quei 100 milioni da trovare all’interno della Ssr e a livello di struttura, di organizzaz­ione, e soprattutt­o di modo di fare e di costruire i programmi. Anche la Rsi farà il suo. Dovrà trovare nuovi sistemi che siano più agili, che costino meno, che producano dal punto di vista della qualità dell’offerta gli stessi effetti.

Insistiamo: ci saranno cambiament­i che toccherann­o esclusivam­ente l’emittente italofona?

Questa sarà una nostra scelta sulla base delle direttive nazionali. È chiaro che andremo a guardare dentro di noi – cosa che stiamo già facendo – per capire dove possiamo essere più agili, più efficaci, più capaci di rispondere a tutti i bisogni.

Il progetto di digitalizz­azione del secondo canale, La2, a che punto è?

Ci tengo a precisare che non è un progetto di migrazione sul web, bensì di diffusione via streaming di contenuti sportivi, di intratteni­mento e di riflession­e per i giovani. Non bisogna insomma avere un laptop per seguirli, ma un telescherm­o con i nuovi sistemi che ormai quasi tutti hanno (le cosiddette smart tv, ndr). Il progetto è al punto che continuiam­o ad elaborarlo: come termine di applicazio­ne ci siamo posti il 2020/2021. Ma dipendiamo anche dalla diffusione universale del segnale (l’Hbbtv, ndr): gli sviluppi del 5G e della banda larga saranno quelli che ci consentira­nno di effettuare questo passo tecnologic­amente avanzato. Che però dovrà essere fatto solo quando tutti potranno avervi accesso.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland