‘Un terzo dei ticinesi ha lanciato un segnale chiaro’
Gli ultimi sondaggi pubblicati lasciavano intendere che in Ticino ci sarebbe stato quanto meno un testa a testa. Alimentando, va da sé, le speranze degli iniziativisti. «Ad ogni modo no, non mi aspettavo la vittoria – spiega Alain Bühler, copresidente del comitato ‘No Billag Ticino’ –; prendiamo atto del risultato, pur sottolineando che ci sono 50mila ticinesi che, se vogliamo seguire il Leitmotiv della campagna dei contrari, non hanno voluto ‘salvare’ la Rsi». Ora bisogna mantenere le promesse fatte, «e noi vigileremo affinché succeda. Sono promesse che probabilmente hanno spinto qualche elettore a dare ancora una chance a questo tipo di sistema mediatico, quindi è giusto stare attenti a quello che succederà, e nel caso agire». Ancora con soluzioni di questo tipo? «No, la rivoluzione che avrebbe portato ‘No Billag’ non entra più in linea di conto per il futuro. Ma si aprono alcune questioni, alle quali bisognerà rispondere: qual è il livello ottimale di un canone? Cosa lo decreta? Cosa è sopportabile per i cittadini svizzeri? Il servizio pubblico deve continuare a essere a totale appannaggio della Ssr o in futuro potrà affiorare una reale pluralità mediatica in Svizzera?» Vede il bicchiere mezzo pieno Lorenzo Quadri, consigliere nazionale della Lega e copresidente del comitato iniziativista assieme a Bühler. «Era sicuramente prevedibile che ‘No Billag’ non sarebbe stata accettata a livello nazionale, e al netto degli ultimi sondaggi anche in Ticino era difficile. Vista però la campagna fatta dal fronte contrario, il 34,5 per cento raggiunto nel nostro cantone è un risultato degno di nota: vuol dire che più di un terzo dei ticinesi ha voluto lanciare un segnale chiaro alla direzione della Rsi e della Corsi». Anche per Quadri, però, lo sguardo va al futuro. «La questione resta sicuramente, almeno da parte nostra, aperta. Innanzitutto staremo attenti che la Ssr mantenga tutto quello che ha promesso in campagna elettorale – continua Quadri –, ma saremo anche propositivi, a partire dalla proposta di abbassare il canone a 200 franchi. Un’iniziativa meno estrema, e che penso possa trovare consenso nel Paese». J.SC