Code ai seggi Topless alle urne
Roma – Code ai seggi, ritardi, disguidi nella distribuzione delle schede. Seni esibiti. Se già la comprensione della nuova legge elettorale italiana era di accessibilità proibitiva per i cittadini, lo svolgimento stesso delle operazioni di voto si è rivelato quantomeno impegnativo. Un po’ ovunque, ma soprattutto nelle grandi città, le code ai seggi hanno richiesto attese prolungate agli elettori, con il consueto corollario di proteste, malori, invettive. L’affluenza, alle 19 intorno al 58,5%, è stata superiore a quella delle Europee, quando alla chiusura delle urne (alle 23) aveva votato il 58,69% degli elettori. A rallentare il voto, in particolare, le disposizioni circa il bollino antifrode (coerente con lo spirito dei tempi), ovvero il talloncino apposto sulle schede per Camera e Senato che andava rimosso richiedendo a scrutatori e presidenti di seggio operazioni in più. Tanto che per velocizzare l’attività dei seggi nel pomeriggio i vicepresidenti sono stati autorizzati a supportare i presidenti circa le operazioni connesse proprio al bollino. Per evitare l’affollamento dei seggi in orario di chiusura, le autorità comunali hanno sollecitato gli elettori “ad andare a votare il prima possibile”, sapendo comunque che in non pochi casi la chiusura delle 23 non sarebbe stata rispettata. Poi ci hanno messo del loro gli elettori stessi: chi fotografando la scheda, guadagnandosi una denuncia; chi, tale Pier Luigi Bersani infilandola nell’urna senza avere strappato il “bollino”; chi, tale Alessandro Di Battista, presentandosi al seggio sbagliato (cambio di residenza...). E chi, come l’immancabile attivista di Femen ha teso un agguato a Silvio Berlusconi, balzando sul tavolo degli scrutatori a seno nudo e gridando “Berlusconi sei scaduto”. Con lui che fingendosi scandalizzato avrà pensato: signorina, sapesse quante ne ho viste. Appunto.