Giardinieri, le sfide del mercato
Concorrenza (anche sleale), leggi vigenti e ditte multiservizio: ‘Professione minacciata’
In assemblea a Mezzana, i membri di Jardinsuisse Ticino hanno evidenziato i problemi che deve e dovrà affrontare l’intera categoria
Prato ‘inglese’, terreno più o meno decorato, folta presenza di aiuole o semplice manto erboso. Piante, arbusti, semplici fiori. Ma pure installazioni paragonabili a vere e proprie opere d’arte. Offre mille possibilità di fantasia (e di cura) un giardino. Ma si sa, spesso chi non dispone delle conoscenze e dell’esperienza giuste rischia di combinare pasticci. Lo sanno bene i giardinieri di Jardinsuisse Ticino, l’associazione di categoria che si è riunita per l’86esima assemblea ordinaria, il 28 febbraio, al Centro professionale del Verde di Mezzana. Una categoria, quella dei giardinieri, ben conscia di essere messa a dura prova da vari fattori. Elementi ripercorsi dal presidente della sezione ticinese Mauro Poli durante i lavori assembleari. A partire da un semplice dato, un ‘censimento’ delle ditte presenti sul territorio ticinese: circa 400 quelle iscritte all’albo Lia. Contando una popolazione, quella ticinese, di circa 254mila abitanti, «il conto è subito fatto – spiega il presidente –: una ditta ogni 885 abitanti». Il numero di ditte impegnate nel settore, se confrontate con la superficie totale cantonale, «togliendo le zone boschive, le montagne, le valli discoste e concentrandoci sulle regioni agglomerate» rende ancor più l’idea: «Una ditta per meno di 3 chilometri quadrati» di superficie da poter ‘lavorare’. Nel Mendrisiotto la presenza pare essere ancora più rimarcata. Una semplice ricerca sull’elenco telefonico, alla voce “giardini, costruzione e manutenzione” dà ben 52 risultati possibili. È folta la presenza di giardinieri sul suolo cantonale, senza aggiungere le 26 ditte estere iscritte all’albo degli artigiani. Ma questa, per Mauro Poli, «è soltanto la punta di un iceberg, perché la nostra professione è minacciata da altre problematiche».
Lavoro nero, ‘erbaccia’ da estirpare
Quattro quelle individuate chiaramente dal presidente di Jardinsuisse Ticino. La prima: «Le ditte multiservizio che provvedono alla manutenzione di giardini di stabili abitativi o uffici». La seconda si riferisce invece alle regolamentazioni in vigore, ovvero le «leggi dell’edilizia che fissano tetti massimi di prezzo per la realizzazione di opere da costruzione». Altra minaccia, secondo Mauro Poli, sono i «selvicoltori in cerca di lavoro, che irrompono nella costruzione di giardini». Infine, quella che viene definita la «ciliegina sulla torta», ovvero il lavoro in nero. «Un furgone, un tosaerba e... via a cercare clienti – commenta il presidente –. Prima il parente prossimo, il vicino di casa, poi l’amico del vicino e così di seguito». Fino ad arrivare all’epi-
logo: «Tanti clienti persi». Si tratta di persone che «ovviamente non sono professionisti del verde, di persone senza alcuna conoscenza tecnica, bravi a fare una concorrenza sleale con prezzi molto bassi». Non usa giri di parole Poli, nel citare questo tipo di attività che si insediano sul territorio: «Ditte o pseudo tali che fanno sì che la nostra professione sia considerata una professione di ripiego». A dar manforte alla tutela della professione, potrebbe esserci la «scricchiolante» Lia, la già citata Legge sulle imprese artigianali. Uno strumento che, da quando è entrata in vigore nella primavera del 2015, ha fatto diminuire “del 20% le notifiche di distaccati e indipendenti di ditte straniere che operano sul nostro territorio e questo a vantaggio di quelle locali». Dovesse essere abrogata la Lia, ha commentato infine Poli, «ritorneremo in breve tempo a un disordine caotico e questa volta, probabilmente, ne usciremo con le ossa rotte».