Il silenzio dopo il colpo
Quale linea difensiva hanno scelto il silenzio. I cinque presunti componenti del commando che la scorsa domenica notte a Chiasso ha fallito il colpo alla Loomis – arrestati ad Abbiategrasso – nel corso dell’interrogatorio di garanzia, davanti al giudice delle indagini preliminari Fabio Lambertucci del Tribunale di Pavia, hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Una strategia difensiva suggerita dagli avvocati di fiducia, giunti da Cerignola, comune in provincia di Foggia in cui risiedono gli arrestati. Un colpo sventato con una azione da manuale grazie alle informazioni giunte in Ticino da parte dei carabinieri di Cerignola, i cui uomini da mesi intercettavano le telefonate fra i componenti del commando. Al termine degli interrogatori, i difensori degli arrestati ad Abbiategrasso hanno chiesto la scarcerazione dei loro assistiti, basando l’istanza sulla lievità dei reati contestati. Per i fatti di Chiasso (vedi ‘laRegione’ di lunedì e martedì scorsi) sono infatti accusati di ricettazione e riciclaggio, delle due auto rubate nel Milanese, a bordo delle quali erano precipitosamente tornati ad Abbiategrasso dal Mendrisiotto (erano tra Chiasso e Ponte Faloppia, a far da palo), e delle targhe utilizzate per sviare i controlli. Il gip Lambertucci, oltre a confermare l’arresto, ha anche firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. In settimana dovrebbero essere trasferiti a Bari per essere a disposizione dell’inquirente titolare dell’inchiesta per altri fatti accaduti in Puglia. Nel frattempo continua la caccia ai due presunti capi della banda che sperava di mettere a segno il colpo del secolo, che avrebbe dovuto fruttare un bottino per decine di milioni di euro. Presunti capi che erano pure loro a Chiasso, ma che sono riusciti a dileguarsi e tuttora risultano essere introvabili.