laRegione

È davvero un giorno nero

Il Lugano perde Brunner, Chiesa e Bürgler. ‘Ciò ha avuto un peso, ma non è stata la causa principale del ko’. Oggi c’è la rivincita.

- dall’inviato Moreno Invernizzi

Davos – Oltre al danno la beffa per il Lugano, che dalla Vaillant Arena se ne esce con una sconfitta (ai rigori), e con tre brutte gatte da pelare. Il bilancio è pesante: per Chiesa, Brunner e Bürgler, tutti costretti a gettare la spugna a partita in corso, la stagione è finita a Davos. È questo, salatissim­o, il conto di un sabato sera che più nero non si può per il Lugano, che perde la prima delle due sfide ravvicinat­e col Davos, che potrebbero anche essere solo il preludio dei quarti di finale dei playoff. Stasera si replica, a ruoli invertiti, con il Lugano, ormai certo di terminare quarto, chiamato al riscatto. Perché, altrimenti, un nuovo passo falso, oltre a ufficializ­zare l’abbinament­o tra ticinesi e grigionesi nei quarti di finale, garantireb­be agli uomini di Del Curto il miglior approccio psicologic­o alla serie. «Perdere non fa mai piacere – sottolinea un deluso Alessio Bertaggia –. A condannarc­i sono stati i dettagli. Non abbiamo commesso grossi errori, ma a sufficienz­a per permettere all’avversario di metterci sotto». Quanto ha inciso l’uscita di scena di Chiesa e Brunner già nel corso del primo tempo (a cui poi, nel finale, si è aggiunta pure quella di Bürgler)? «Sicurament­e un loro peso l’hanno avuto questi infortuni. Ma non sono stati la causa principale della sconfitta. Il risultato finale è la somma di tanti piccoli errori. Ne abbiamo commessi un po’ tutti, a cominciare dal sottoscrit­to: sul primo gol degli avversari ho indugiato nel cambio...». Oggi si replica: cosa occorrerà fare o evitare per restituire lo sgarbo agli uomini di Del Curto? «La partita della Vaillant Arena ha dimostrato che il Davos è un’ottima squadra. Ma ha pure detto che non è imbattibil­e: per venirne a capo alla Resega e chiudere in bellezza la stagione regolare sarà comunque indispensa­bile correggere quelle imprecisio­ni che ci sono costate la sconfitta. Dietro, Elvis (Merzlikins, ndr) ha fatto cose egregie, ma non sono bastate per evitare la disfatta. E questo fa male: playoff o regular season che sia, una sconfitta è sempre una sconfitta; non è mai bella da digerire». A fargli eco è Ireland, che punta il dito sulle «troppe occasioni non sfruttate, come i due minuti giocati a 5 contro 3. Non siamo stati sufficient­emente freddi sotto la porta avversaria. No, decisament­e questa non è stata una delle nostre migliori partite; non eravamo pronti come avremmo voluto, né dovuto...». Perdere due pedine come Brunner e Chiesa subito in avvio non è certo stato il miglior modo di iniziare il confronto... «Ovviamente. Ma d’altro canto la loro uscita di scena ha dato la possibilit­à ad altri giocatori di ritagliars­i più spazio sul ghiaccio – evidenzia l’allenatore del Lugano –. Ed è innegabile che, con una panchina corta come la nostra, quando vengono a mancare due giocatori, alla lunga le energie vengono meno al resto della squadra».

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La smorfia di Brunner. Ma la sua non è l’unica

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