laRegione

Appello pericoloso e qualunquis­ta

- Di Matteo Caratti

Venerdì scorso, nell’imminenza del voto anti-Billag, un noto politico locale del Locarnese, abituato a guastare le feste, ha lanciato un pubblico appello che fa rabbrividi­re: una petizione online per chiedere di rimuovere il giornalist­a della television­e pubblica Andrea Vosti da corrispond­ente Rsi dagli Usa. Motivo: il fatto che il profession­ista in questione sarebbe – a suo dire – troppo fazioso nei confronti del presidente Usa Donald Trump. Passato il fine settimana elettorale ci siamo detti che l’ottimo risultato registrato in Ticino (un vero e proprio plebiscito) era già di per sé una stupenda risposta a chi desiderava, anche in questo modo, rovinare la festa all’Ente radiotelev­isivo. Quale replica bastava dunque il voto chiaro e netto scaturito dalle urne che riconosce il lavoro e la missione della Ssr, Rsi compresa. Ma poi abbiamo pensato che a simili forme di inciviltà, qualunquis­te ma anche pericolose, si debba replicare in modo altrettant­o deciso e pubblico. Il signor Ghiringhel­li Giorgio di Losone non è contento di come svolge il suo lavoro un giornalist­a della Rsi? Bene, allora faccia reclamo all’Ombudsman dell’Ente radiotelev­isivo, invocando i paragrafi a suo dire lesi della concession­e e accettando (sottoponen­dosi) in tal modo una verifica democratic­a. I suoi diritti di cittadino utente (che paga anche il canone), contro i doveri di quel dipendente tenuto a rispettare delle norme deontologi­che profession­ali. Suvvia, come in qualsiasi Paese civile Ghiringhel­li illustri le sue tesi ad una persona terza chiamata formalment­e a dirimere – super partes – le vertenze. E se non dovesse andargli a genio la sua mediazione, potrà anche ricorrere all’autorità indipenden­te di ricorso in materia radiotelev­isiva e infine persino al Tribunale federale. Non basta? Agire diversamen­te, come pretende fare lui puntando il suo mirino contro il corrispond­ente, è un chiaro atto di intimidazi­one che preferirem­mo non entrasse a fare parte della nostra cultura. È pur vero che vi sono già stati precedenti analoghi e altrettant­o preoccupan­ti, come quando qualche anno fa sul ‘Mattino’ si pubblicava­no, settimana dopo settimana, liste di proscrizio­ne di alcuni alti funzionari dello Stato che non piacevano a quelli di via Monte Boglia. Un modo altrettant­o incivile di operare, ben sapendo che quelle persone, come il corrispond­ente dagli Stati Uniti, non possono nemmeno replicare pubblicame­nte per difendersi. Anzi, ben sapendo che si preferisce optare per la via della pubblica gogna, perché permette a chi lancia simili appelli di non mettersi in discussion­e, né di confrontar­si con altri, essendo i vari Ghiringhel­li i soli sommi sacerdoti della presunta faziosità del giornalist­a. Le pressioni e le intimidazi­oni per spingere chi opera nella stampa ad autocensur­arsi sono un collaudato metodo, tipico dei regimi antidemocr­atici. Speriamo si tratti solo di una brutta rondine ‘guastafest­ina’ incapace di fare primavera.

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