laRegione

Generazion­i in musica

- Di Cristina Ferrari

Ammetto che all’inizio è stato uno shock. Parolacce (tante), ammiccamen­ti sessuali, riferiment­i fin troppo espliciti ad ogni forma di droga. Grande è stata la tentazione di dire a mia figlia quindicenn­e, fan dei nuovi trapper: ‘Basta’. Eppure qualcosa mi ha fermato, in quel tragitto scuola-casa, dal posizionar­e fra me e lei un muro invalicabi­le. Ho preferito capire, leggere fra le righe di testi apparentem­ente superficia­li, arrivare anche ad apprezzarn­e il ritmo, capace di estraniart­i dal traffico e dall’automobili­sta maleducato di turno. Non è facile ‘digerire’ per una mamma o un papà (…)

Segue dalla Prima (…) i gusti musicali di un adolescent­e 2.0. Come non lo è stato per i nostri genitori comprender­e la nostra passione per Boy George o per Mick Jagger. «No scusa, no hablo tu lingua. Ma sicuro piace a tua figlia. Sicuro è da un po’ che sta in fissa col trap». Sfera Ebbasta del resto lo ha capito fin troppo bene. Nel suo pluripremi­ato singolo ‘Tran Tran’ (quattro dischi di platino!) mi ha invitato a mettere il cuore in pace: non parla la ‘mia’ lingua, ma quella di mia figlia. Forte di 43 milioni di visualizza­zioni su YouTube il suo è un messaggio che vuole arrivare forte e chiaro ai ‘Millennial­s’ e non ai loro genitori. È lì che il fenomeno trap trova i suoi seguaci, in quel mondo virtuale dove oggi vivono bambini, adolescent­i e giovani adulti. Non hanno neppure più lo sbattiment­o di incidere, promuovere Lp, farsi conoscere di città in paese; a loro oggi serve solo una buona canzone e una rete. Spotify fa il resto, che significa successo immediato o bocciatura. Per coloro che centrano il motivetto giusto la forza centrifuga è prorompent­e tanto da ritrovarsi da disagiato a incontrast­ato idolo di intere folle. Ma fin troppo facile appare per i giovanissi­mi ed è proprio qui che sta il pericolo. Va bene, facciamoli divertire come ci siamo divertiti noi, che saltino, ballino, cantino anche quelli che restano (per noi) sempre dei tabù (il sesso, l’abuso, la strada facile), ma poi ricordiamo ai nostri figli che la via al successo, alla ricchezza, alla fama è ben più in salita. Ce lo ricordano cantanti che nati come ‘rottura’ fra generazion­i sono stati capaci poi di costruire lunghe e rispettabi­li carriere fatte anche di rinunce e spirito di sacrificio. Quell’umiltà spesso rinnegata per un selfie mancato con il giovanissi­mo e deluso fan. ‘Sfera è stanco’, è il commento post-concerto. ‘Non avrà mica lavorato in miniera...’ è il commento di un’ironica mamma. Ma certo noi siamo forse all’antica.

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