Generazioni in musica
Ammetto che all’inizio è stato uno shock. Parolacce (tante), ammiccamenti sessuali, riferimenti fin troppo espliciti ad ogni forma di droga. Grande è stata la tentazione di dire a mia figlia quindicenne, fan dei nuovi trapper: ‘Basta’. Eppure qualcosa mi ha fermato, in quel tragitto scuola-casa, dal posizionare fra me e lei un muro invalicabile. Ho preferito capire, leggere fra le righe di testi apparentemente superficiali, arrivare anche ad apprezzarne il ritmo, capace di estraniarti dal traffico e dall’automobilista maleducato di turno. Non è facile ‘digerire’ per una mamma o un papà (…)
Segue dalla Prima (…) i gusti musicali di un adolescente 2.0. Come non lo è stato per i nostri genitori comprendere la nostra passione per Boy George o per Mick Jagger. «No scusa, no hablo tu lingua. Ma sicuro piace a tua figlia. Sicuro è da un po’ che sta in fissa col trap». Sfera Ebbasta del resto lo ha capito fin troppo bene. Nel suo pluripremiato singolo ‘Tran Tran’ (quattro dischi di platino!) mi ha invitato a mettere il cuore in pace: non parla la ‘mia’ lingua, ma quella di mia figlia. Forte di 43 milioni di visualizzazioni su YouTube il suo è un messaggio che vuole arrivare forte e chiaro ai ‘Millennials’ e non ai loro genitori. È lì che il fenomeno trap trova i suoi seguaci, in quel mondo virtuale dove oggi vivono bambini, adolescenti e giovani adulti. Non hanno neppure più lo sbattimento di incidere, promuovere Lp, farsi conoscere di città in paese; a loro oggi serve solo una buona canzone e una rete. Spotify fa il resto, che significa successo immediato o bocciatura. Per coloro che centrano il motivetto giusto la forza centrifuga è prorompente tanto da ritrovarsi da disagiato a incontrastato idolo di intere folle. Ma fin troppo facile appare per i giovanissimi ed è proprio qui che sta il pericolo. Va bene, facciamoli divertire come ci siamo divertiti noi, che saltino, ballino, cantino anche quelli che restano (per noi) sempre dei tabù (il sesso, l’abuso, la strada facile), ma poi ricordiamo ai nostri figli che la via al successo, alla ricchezza, alla fama è ben più in salita. Ce lo ricordano cantanti che nati come ‘rottura’ fra generazioni sono stati capaci poi di costruire lunghe e rispettabili carriere fatte anche di rinunce e spirito di sacrificio. Quell’umiltà spesso rinnegata per un selfie mancato con il giovanissimo e deluso fan. ‘Sfera è stanco’, è il commento post-concerto. ‘Non avrà mica lavorato in miniera...’ è il commento di un’ironica mamma. Ma certo noi siamo forse all’antica.