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Centoventi milioni ‘per il terreno e per indurre le Ffs a restare in Ticino’

Attorno alle Officine ruotano affetti, passioni e ideali. Non possiamo però limitarci ai sentimenti, trascurand­o l’importanza di garantire prospettiv­e e posti di lavoro di qualità e ben remunerati a lungo termine.

- Mario Branda, sindaco di Bellinzona

Cosa si sente di dire a chi continua a dubitare delle reali intenzioni delle Ffs per le Officine? Possibile che dopo tutti i proclami non si sappia ancora dove sarà costruito il nuovo stabilimen­to?

La discussion­e è purtroppo stata condiziona­ta da errori, anche gravi, di approccio e di comunicazi­one che le Ffs hanno commesso in passato. Adesso però c’è sul tavolo un elemento di novità importante che prima non c’era: la loro disponibil­ità a realizzare un nuovo stabilimen­to industrial­e all’avanguardi­a. Un progetto che è stato oggetto di approfondi­ta discussion­e con il Cantone e con la Città di Bellinzona e sul quale le parti coinvolte hanno avuto tempo e modo di sviscerare i vari aspetti. Credo di poter dire che da parte di tutti gli attori coinvolti v’è oggi un impegno politico serio e non mi pare dunque che la disponibil­ità delle Ffs sia solo declamator­ia senza seguito concreto.

La Città è pronta a sborsare 20 milioni di franchi per delle Officine ‘light’ e magari fuori dal proprio comprensor­io: non è un controsens­o? Se la spuntasse Bodio, quale nuova ubicazione, come giustifich­erebbe l’importate partecipaz­ione finanziari­a di Bellinzona?

Non sono d’accordo sul termine “light”: 200-230 posti di lavoro di qualità e ben remunerati non sono pochi e lo stabilimen­to non può certo essere definito di “poco peso”, a maggior ragione se l’attività è proiettata su un orizzonte di 30-40 anni. Ciò che è fondamenta­le per la nostra regione è che nei prossimi decenni sia ancora presente e operativo uno stabilimen­to industrial­e delle Ferrovie federali. Con quello attuale purtroppo non si può avere questa certezza a lungo termine, specialmen­te se vi dovessero essere anche dei cambi di proprietà, per esempio in Cargo. Tengo a sottolinea­re che né la Città né il Cantone sono proprietar­i di questo stabilimen­to e quindi dipendiamo da decisioni di altri. Con l’investimen­to importante previsto per le nuove Officine, e con l’impegno politico significat­ivo di tutti gli interlocut­ori, c’è invece questa interessan­te prospettiv­a. Va comunque aggiunto che la Città metterebbe 20 milioni ottenendo quale contropart­ita, oltre alla garanzia del mantenimen­to di un importante impianto industrial­e nella regione, una porzione significat­iva di un sedime storico e centrale per Bellinzona, per il quale abbiamo anche dei progetti rilevanti per il futuro sviluppo della nostra regione.

Facendo un calcolo approssima­tivo risulta che per acquistare 60mila metri quadrati di terreno in centro a Bellinzona siano necessari circa 90 milioni. Cantone e Città sono pronti a metterne 120. È una cifra politica per convincere le Ffs a restare in Ticino? I cittadini non rischiano di pagare a caro prezzo questo incentivo?

È chiaro che con lo stanziamen­to di questo importo è perseguito anche un obiettivo politico: legare e impegnare le Ffs a mantenere uno stabilimen­to industrial­e importante nella nostra regione. Questa situazione appare simile a quella che si era presentata nel 1884, quando Città e Cantone offrirono gratuitame­nte alla Gotthardba­hn il terreno dove adesso sorgono le Officine. Pagarono un importo in denaro consistent­e e il Comune concesse gratuitame­nte il prelievo dell’acqua dalla valle di Arbedo che sarebbe servita all’attività del nuovo stabilimen­to; tutto ciò per fare in modo che le Officine venissero realizzate a Bellinzona e non Oltregotta­rdo. Certo, si potrebbe anche decidere di non spendere nulla, con il rischio poi però di ritrovarci tra dieci-quindici anni senza più comparto industrial­e. L’idea è comunque quella di investire per continuare ad avere delle Officine che abbiano un orizzonte di vita di lungo termine e, in conseguenz­a del primo obiettivo, poter disporre di una superficie su cui sviluppare progetti propri e avviare un discorso di politica industrial­e e urbanistic­a.

Pensando alle difficoltà che ci sono in tutto il Ticino, e non solo, ad attirare aziende davvero innovative, non sarà arduo creare un parco tecnologic­o a Bellinzona?

È normale che fino a quando il parco non sarà stato realizzato non si potranno avere aziende interessat­e a insediarsi. Se il progetto di nuove Officine dovesse andare in porto come speriamo ed auspichiam­o, il parco vedrà la luce tra 7-8 anni. È solo a quel momento che potranno concretizz­arsi insediamen­ti di nuove attività. È chiaro che un progetto di questo tipo richiede la collaboraz­ione di molti enti e attori, in particolar­e anche di quelli preposti anche alla formazione e alla ricerca. Tramite il Cantone stiamo cercando di sviluppare idee e capire in che direzione andare.

Fra alcuni mesi la Città sarà chiamata a stanziare il credito per acquistare (in collaboraz­ione con il Cantone) 45-60mila metri quadrati dell’attuale comparto delle Officine. Temete un referendum? Poiché la storia di Bellinzona è molto legata alle Ferrovie, come intendete affrontare un’eventuale votazione popolare?

Non temiamo nessun referendum, anche se è possibile che ci sia. Ciò che è fondamenta­le fare è spiegare l’importanza del progetto e proporre un discorso razionale. Capiamo che attorno alle Officine ruotino anche sentimenti, passioni e ideali che sono elementi rilevanti nella vita di una comunità. Allo stesso tempo però non possiamo trascurare il discorso, molto concreto, dei posti di lavoro e delle prospettiv­e di sviluppo a lungo termine. Il nostro compito – indipenden­temente da un eventuale referendum – sarà spiegare l’importanza di garantire a lungo termine posti di lavoro di qualità, ben remunerati e allo stesso tempo sviluppare un discorso di politica industrial­e e tecnologic­a in Città. Il mantenimen­to di un notevole impianto produttivo ferroviari­o nella nostra regione, anche se fuori dai confini giurisdizi­onali del nuovo Comune, risultereb­be coerente con la storia del nostro territorio. KAT

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