Cybertruppe in trincea
Il governo è stato incaricato di costituire un’unità militare di difesa informatica Per il colonnello Marco Lucchini è un passo estremamente importante: l’esercito deve potersi difendere da attacchi alle telecomunicazioni
L’esercito dovrà avere a disposizione cybertruppe per difendersi da attacchi informatici. Dopo il Nazionale anche il Consiglio degli Stati ha approvato ieri, tacitamente, una mozione che incarica il Consiglio federale di costituire un’organizzazione militare di Cyber Defence. Secondo il ‘senatore’ urano Josef Dittli (Plr) – che ha depositato l’atto parlamentare – attualmente i mezzi disponibili non sono infatti sufficienti per poter affrontare in modo adeguato le minacce in questo settore. L’unità sarà formata da 100-150 specialisti informatici e da cybertruppe di milizia che comprenderanno da 400 a 600 militari. Anche per il colonnello Marco Lucchini, presidente della Società ticinese degli ufficiali, si tratta di un passo «estremamente importante per la gestione di un sistema come l’esercito». «Infatti – spiega a ‘laRegione’ – ci si orienta sempre di più verso una guerra elettronica per impedire all’avversario di avere un collegamento tra il campo di battaglia e il generale che deve decidere cosa fare. Inoltre, i mezzi sul campo sono sempre più interconnessi e in futuro tutti i militari potrebbero essere collegati tra di loro con strumenti elettronici. Si tratta quindi di uno sviluppo naturale, anche se finora siamo rimasti un po’ indietro» nel confronto internazionale. Concretamente si tratta della possibilità per l’esercito di difendersi da attacchi informatici contro i suoi mezzi di telecomunicazione: «Non poter più comunicare sarebbe gravissimo, perché ci si troverebbe in balia degli avvenimenti», precisa il colonnello. «Al giorno d’oggi si possono creare gravissimi problemi anche solo con uno smartphone». La mozione di Dittli prevedeva la costituzione di un vero e proprio ‘comando’ militare. Il termine era però stato modificato in ‘organizzazione’ dal Consiglio nazionale, per dare all’esercito un maggiore margine di manovra. La Camera del popolo aveva inoltre eliminato il termine ‘cyberbattaglione’ dal testo originale, perché si poteva pensare erroneamente che comprendesse formazioni autonome. Sarà invece previsto un impiego combinato di specialisti informatici dell’Amministrazione militare e di militari di milizia. Per la formazione di questi soldati, Dittli chiedeva la creazione di una scuola reclute specifica per la difesa cibernetica. Secondo il Nazionale non era però la soluzione migliore. Piuttosto i militi che dimostrano di avere talento adeguato riceveranno durante la scuola reclute ‘classica’ una cyberformazione in vista dell’assegnazione a una cyberunità. Secondo Lucchini questa nuova possibilità genera anche delle opportunità: «Permette di creare curriculum che possono essere spendibili anche a livello civile». Il ‘ministro’ della Difesa Guy Parmelin ha reso noto che una prima cyberformazione si terrà già quest’estate: sono previste 800 ore di istruzione e si concluderà con la consegna di un attestato federale di capacità.