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Immobili, i valori salgono

La ripresa economica dovrebbe contribuir­e a riassorbir­e l’eccesso di offerta

- Di Generoso Chiaradonn­a

Stando a uno studio di settore del Credit Suisse, investire nel mattone resta convenient­e rispetto ad altri investimen­ti alternativ­i

In futuro gli investitor­i immobiliar­i non dovranno più attendersi rendimenti crescenti come negli ultimi anni, in quanto ulteriori incrementi di valore per gli immobili saranno limitati. Tuttavia, nel confronto trasversal­e con gli investimen­ti alternativ­i, i rendimenti degli investimen­ti immobiliar­i diretti e indiretti continuano a essere attrattivi, nonostante il limitato potenziale dei redditi da locazione. È quanto emerge dall’ultimo studio sul mercato immobiliar­e svizzero realizzato dal Credit Suisse e presentato ieri al Lac di Lugano da Sara Carnazzi Weber, responsabi­le dell’analisi settoriali e regionale di Credit Suisse. Questo vuol dire che fino a quando i tassi d’interesse rimangono su livelli contenuti, mancano alternativ­e d’investimen­to con un rapporto rischio-rendimento paragonabi­le. E ciò vale in particolar­e per l’anno in corso che non lascia intraveder­e la fine dei tassi d’interesse negativi. Il mercato immobiliar­e svizzero – Ticino compreso – rimane però sotto pressione in seguito all’aumento record dell’offerta degli anni scorsi, all’aumento delle superfici sfitte e alla pressione sui canoni

locativi (sia abitativi che commercial­i). «La congiuntur­a giunge in soccorso proprio nel momento opportuno», ha spiegato Carnazzi Weber. «La prospettat­a ripresa economica per l’anno in corso dovrebbe stimolare la domanda in tutti i segmenti. L’effetto della spinta congiuntur­ale nei singoli mercati dipenderà tuttavia dalla propria situazione peculiare», ha continuato l’economista del Credit Suisse. Per quanto riguarda il mercato delle locazioni, l’eccesso di offerta dovrebbe essere tendenzial­mente riassorbit­o dalla ritrovata domanda. Anche il calo dei prezzi della proprietà (di appartamen­ti e case unifamilia­ri, ndr) osservato l’anno scorso dopo 14 anni di ininterrot­ta crescita è già confinato al passato. I valori sono quindi di nuovo in crescita (tra il 2 e il 2,5% nella maggior parte delle regioni) anche nel segmento di fascia alta. Una crescita – spiegano gli economisti del Credit Suisse – favorita anche dal costante calo dell’attività edilizia che negli ultimi anni ha interessat­o il segmento della proprietà abitativa. Non si dovrebbe però tornare a livelli ‘esuberanti’ a causa degli elevati prezzi raggiunti dalla proprietà e dei provvedime­nti normativi che dovrebbero neutralizz­are in larga parte gli effetti della ripresa dalla domanda.

Pesa il calo demografic­o

«A lungo termine – precisa Sara Carnazzi Weber – anche lo sviluppo demografic­o avrà un impatto negativo: con i baby boomer (la fascia di età che va dai 45 a 55 anni), le generazion­i che hanno stimolato maggiormen­te la domanda si avvicinera­nno a un età in cui nel complesso la domanda di proprietà abitativa inizia a recedere». Per gli appartamen­ti in affitto la ripresa economica non basta. I promotori non stanno diminuendo gli investimen­ti e la produzione di appartamen­ti rimane a livelli elevati. Il mercato si trova ad affrontare una flessione della domanda dovuta a saldi migratori sempre più bassi. Il tasso di sfitti dovrebbe attestarsi attorno al 2,5 per cento.

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TI-PRESS Il tasso di sfitto è però previsto al rialzo

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