Il 19enne ammette solo due botti
Fermato dalla polizia, si accolla la responsabilità scagionando altri giovani presenti
A incastrarlo sono stati alcuni resti trovati dalla Polcom e analizzati dalla Scientifica
Il mistero dei botti bellinzonesi potrebbe risolversi presto. La Polizia cantonale ha infatti fermato ieri un 19enne “cittadino svizzero domiciliato nella regione”, fortemente sospettato di essere l’autore delle ripetute deflagrazioni. Gli inquirenti sono risaliti a lui – viene spiegato in un comunicato – grazie “al ritrovamento di resti dei botti”, di cui abbiamo riferito nell’edizione di ieri. Rinvenuti dalla Polizia comunale di Bellinzona vicino all’ex Stallone, i resti erano stati consegnati alla Polizia cantonale, la cui Scientifica li ha analizzati fornendo agli agenti utili elementi per risalire al probabile autore. “La perquisizione eseguita al suo domicilio – aggiungono nel comunicato Polizia e Ministero pubblico – ha permesso di rinvenire dei petardi”. Nei confronti del 19enne si ipotizzano i reati di disturbo della quiete pubblica, danneggiamento e infrazione alla Legge federale sulle armi, sugli accessori di armi e sulle munizioni. Al giudice dei provvedimenti coercitivi spetta ora il compito di verificare la richiesta d’arresto formulata dal procuratore pubblico Moreno Capella. Richiesta che, considerata la delicata situazione personale del 19enne, potrebbe essere modificata in un collocamento in struttura per giovani problematici.
Li metteva nei container
Il giovane – attualmente nulla facente e seguito da un tutore – potrebbe essere recidivo.
Sono infatti in corso “accertamenti relativi ad altri casi simili avvenuti negli scorsi mesi in altre regioni del Ticino”. Ma allo stato attuale dell’inchiesta, egli ammette solo due episodi. Mentre è noto che i botti a Bellinzona, complessivamente almeno una ventina, andavano avanti da metà dicembre. Molte persone
si sono chieste, nelle ultime settimane, come mai le esplosioni fossero così forti e si udissero a chilometri di distanza. Il mistero è presto spiegato: gli ordigni rudimentali – assemblati in casa dallo stesso 19enne probabilmente reperendo alcune parti nei negozi – venivano accesi e lasciati nei container della spazzatura o nei tank dei rifiuti verdi. Quanto al fatto che abbia agito da solo, il giovane si assume attualmente tutta la responsabilità dell’accaduto. Tuttavia emerge che taluni coetanei lo avrebbero occasionalmente affiancato, pur non avendo assunto un ruolo attivo. Testimoni forse preziosi per ricostruire il modus operandi.