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Fiamme al bar, ‘non so perché l’ho fatto’

- Di Guido Grilli

Quel 27 ottobre 2015, in piena notte, si è prodotto un potenziale “enorme pericolo per la collettivi­tà, dal momento che sopra il bar vi era uno stabile di sei piani abitato”. Il giudice Amos Pagnamenta ha giudicato grave la colpa oggettiva e soggettiva di un 45enne luganese comparso ieri mattina davanti alla Corte delle Assise correziona­li per incendio intenziona­le e contravven­zione alla legge federale sugli stupefacen­ti. Quella notte, verso le 3, l’uomo, per un attacco d’ira dopo una lite con la fidanzata e dopo aver assunto un mix di sostanze, tra cocaina, marijuana, psicofarma­ci e superalcol­ici, ha appiccato il fuoco con dei giornali ad una sedia situata all’esterno del bar Diamond di Viganello e le fiamme si sono propagate all’interno dell’esercizio pubblico causando un danno di 160mila franchi. Incendio poi fortunatam­ente domato da una pattuglia di polizia giunta sul posto durante una ronda notturna. La perizia psichiatri­ca sul 45enne ha concluso che l’uomo era in grado di intendere e volere, pertanto non gli è stata riconosciu­ta nessuna scemata responsabi­lità. La perizia ha ritenuto comunque praticamen­te nullo il rischio di recidiva. L’imputato, difeso dall’avvocato Marco Masoni, si è ravveduto e ha ammesso ogni sua responsabi­lità. È stato condannato a 18 mesi di detenzione sospesi condiziona­lmente per un periodo di prova di 3 anni e dovrà seguire una cura ambulatori­ale presso Ingrado. L’accusa, sostenuta dal pp Andrea Minesso, aveva proposto 22 mesi di detenzione posti al beneficio della sospension­e condiziona­le ma con un periodo di prova superiore ai due anni. “Non so perché l’ho fatto”, ha dichiarato l’imputato. Intanto sull’incendio la Magistratu­ra ha potuto disporre delle immagini delle videocamer­e installate in zona che hanno così immortalat­o il 45enne mentre dava alle fiamme la sedia del bar che ha poi originato l’incendio. “L’imputato aveva il cappuccio in testa e s’è dunque premunito affinché non venisse scoperto ed era assolutame­nte conscio di quanto stava compiendo”, ha osservato durante la sua requisitor­ia, il procurator­e pubblico Andrea Minesso. L’avvocato di difesa, Marco Masoni, ha altresì evidenziat­o quanto il proprio assistito soffra da lungo tempo di un disagio psichico che ne compromett­e il suo inseriment­o nella società. Il 45enne non possiede un lavoro e difficilme­nte potrà risarcire il proprietar­io del bar danneggiat­o. Dal canto suo l’imputato ha promesso il suo impegno qualora ne avrà la possibilit­à.

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Pena di 18 mesi all’autore reo confesso

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