Imparando ad arrivare in alto
Sono tutti in fila. Sono bambini, adolescenti, qua e là qualche giovane adulto. Ad accompagnare i più piccoli qualche mamma, fratello maggiore e zia. Vengono da tutta la regione insubrica: da Lugano a Milano, da Porlezza a Locarno, da Ponte Tresa a Giubiasco. Sono Alessandro, 13 anni, Francesco 14, Lucia 15, Giosuè 11, Isabelle 18, Evan 10, Mattia 32, Camilla 25. Li incontriamo poco prima dello showcase organizzato allo Studio 2 della Rsi di Besso da Rete Tre e professionalmente diretto, come ogni evento in questa seguitissima formula, da Gianluca Verga. Fan e curiosi di un ‘fenomeno’ che sta... spaccando la scena musicale. Quali i motivi di tanto entusiasmo? «Perché è lui! Già il nome lo dice ‘Sfera e basta!!!’. Amo il suo stile, il sound, i modi di fare». Sdoganate le parolacce quindi? «La mia mamma si è rassegnata...». Abbandonato il nodo turpiloquio chiediamo allora di una frase simbolo. «Mi piace quando fa: ‘Sniff... io non tocco quella roba’». C’è il mondo dei giovani con tutte le sue trappole nei testi del ragazzo di provincia autore del singolo (‘Tran Tran’) da 4 dischi di platino: «Dal niente è riuscito ad arrivare in alto. Lui ce l’ha fatta e lo trasmette a noi». ‘Panette’, ‘Figli di papà’, ‘Bang bang’, ‘Cupido’, ‘Sciroppo’, ‘Rockstar’, ‘Cini’, ‘Bravi ragazzi’, ‘Ricchi per sempre’, ‘Venti collane’. Sono già molte le canzoni del cuore: «Ci piacciono i soldi... E poi racconta la sua vita, di come è cresciuto, magari anche un po’ tamarro ma oggi famoso. Parla dei ragazzi di oggi. Parla di noi». Un rap, o sarebbe meglio dire trap, che cavalca i sogni soprattutto degli under 18, ma non solo: «Apprezzo in lui la volontà di provarci in continuazione. Da quello che racconta ha vissuto nei disastri più assoluti, eppure oggi può vantarsi di essere riuscito a sfondare. È sicuramente un messaggio sì opinabile ma tutto sommato positivo. Il messaggio vero resta il non arrendersi, mai!». Non sono solo canzonette, quindi, anche se «le sue canzoni mi mettono di buonumore, si dà un po’ di svago, è divertente e ironico». Dal papà ‘diversamente giovane’ con il figlio al suo primo mini-concerto alla mamma-chioccia: «Qualche parolina effettivamente è un po’ troppo per l’età dei nostri bambini, ma qualcosa di buono c’è oltre le parolacce. Del resto una sua canzone dice che bisogna voler bene alla mamma!».
Fra sogni e realtà
Le fan di sesso femminile di Sfera Ebbasta apprezzano anche altro: «Mi piacciono soprattutto i denti!!!». Fra le più sfegatate qualcuna si definisce ‘Trap bitch’. Un’altra ragazza si dice invece «amante della musica in generale, sono qui per curiosità». Poi un incontro gradito con Pablo Creti, dj di Rete Tre. Perché i passaggi alla radio sono centellinati, in una realtà dove a valere sono sempre di più i download da Spotify? Ci spiega che «dipende da quante parolacce mettono nella canzone, questo è un po’ il discrimine». E di visualizzazioni su YouTube ne sa qualcosa Mattak, rapper luganese che incrociamo nei corridoi: «Sono un fan di Sfera anche se il rap italofono non mette tanto ‘fuori il becco’. Ha uno stile tutto suo, magari sarebbe bene anche ascoltare qualcosa di fuori, di nuovo». Il canale giusto? «Uno si costruisce da solo, poi il suo canale diventa magari il canale giusto. C’è chi parte da zero come ho fatto anche io. Il problema è che ultimamente va di moda il trash e la droga. Speriamo sia passeggera, anche perché poi partorisce artisti scarsi che sanno dire solo volgarità e diventano famosi poi solo per questo». Perché sempre... sfigati? Ragazzi sani mai? «Non è un passaggio obbligatorio. I tristi però hanno molto di più da sfogare rispetto ai sereni. Io quando sono felice esco di casa, non scrivo canzoni». C.F.