Il pasticciaccio brutto della cappelletta
Segue da pagina 15 “Quel pasticciaccio brutto” del Pont Sücc, a Gordola, è ormai finito sulla bocca di tutti. Un’ennesima squinternata azione edilizia che propone, come risultato, la deturpazione irreversibile del territorio e della sua cultura. Un insulto all’architettura intesa come arte che dà forma e realizza spazi fruibili per le necessità dell’uomo e, sicuramente, non come distruzione della storia e delle emozioni. In Ticino, conformemente alla Lepia, non è possibile esercitare la professione d’architetto se non si è membri Otia. Altrimenti detto, il garante dell’architettura dovrebbe essere lo stesso Ordine. Quest’ultimo però, non sembra essere molto attento a tutti gli interventi speculativi che assalgono il nostro bellissimo territorio. Perché mai quest’ordine non interviene, radiando i membri che praticano attività speculative? D’altro canto, abbiamo l’Ufficio dei Beni Culturali del Canton Ticino, diretto dalla Signora Simonetta Biaggio-Simona. Esso si prodiga, attraverso avvisi sulle licenze edilizie, a preservare il territorio e le sue bellezze. Questa maniera di procedere risulta essere soltanto inchiostro versato senza il contributo di figure professionali competenti. Le stesse, nello specifico, avrebbero potuto aiutare l’impresa di costruzione a preservare, spostandola, una cappella del Settecento. Non solo non si interviene preventivamente per identificare la procedura da seguire ma ci si dimentica anche di controllare, attivamente, cosa stia realmente succedendo. Qualche dubbio sull’interesse vero del bene “da tutelare” può anche sorgere. Il Municipio rilascia la Licenza edilizia e affida la sorveglianza all’Utc. Nel caso di Gordola, come dichiarato al GdP dal capo dicastero Roberto Balemi, l’Utc si è attivato solamente dopo la mia segnalazione. Quello che davvero non riesco a capire è come mai, il Municipale e i Tecnici comunali, non abbiano notato e sentito nulla riguardo alla “sparizione” della cappella. Com’è possibile che coloro responsabili di controllare l’attuazione delle disposizioni in materia edi- lizia, rilasciate dallo stesso Municipio, non abbiano, almeno in questi casi delicati, uno speciale occhio di riguardo? Lo studio d’architettura TamiScotti di Rivera si è incaricato dello studio e del progetto di un intervento edilizio, a mio parere speculativo, commissionato dalla ditta Barra, istante e direzione dei lavori. Progetto che ha avuto come conseguenza la deturpazione e la rimozione totale di un magnifico tipico ronco. Inoltre, ha permesso la distruzione dell’esistente cappella. Ricordo che lo stesso architetto Tami, dal giugno 2016, con i colleghi Roberto Balemi, Eros Bruno e il pianificatore Mauro Galfetti, fa parte della Commissione nuclei di Gordola. Come è possibile che abbia potuto progettare un insediamento abitativo speculativo a Gordola, dove è garante, per la zona nucleo, di mantenere un rigore costruttivo e questo senza preoccuparsi attivamente del mantenimento della cappella votiva? Riversare la colpa effettiva del danno alla Ditta Barra è legalmente corretto. Mi chiedo però se in Ticino non sia giunto il momento di ridiscutere, a livello cantonale e comunale, le basi legali nell’ambito dell’edilizia e delle relative procedure di applicazione e sorveglianza. Mi sembra evidente che la situazione sia sfuggita di mano e che il Signor Osvaldo Codiga nel suo articolo sul GdP lo abbia espresso molto bene: “A sem propi consc’ come rat!”.