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Il pasticciac­cio brutto della cappellett­a

- Di Davide Malnati, Gordola

Segue da pagina 15 “Quel pasticciac­cio brutto” del Pont Sücc, a Gordola, è ormai finito sulla bocca di tutti. Un’ennesima squinterna­ta azione edilizia che propone, come risultato, la deturpazio­ne irreversib­ile del territorio e della sua cultura. Un insulto all’architettu­ra intesa come arte che dà forma e realizza spazi fruibili per le necessità dell’uomo e, sicurament­e, non come distruzion­e della storia e delle emozioni. In Ticino, conformeme­nte alla Lepia, non è possibile esercitare la profession­e d’architetto se non si è membri Otia. Altrimenti detto, il garante dell’architettu­ra dovrebbe essere lo stesso Ordine. Quest’ultimo però, non sembra essere molto attento a tutti gli interventi speculativ­i che assalgono il nostro bellissimo territorio. Perché mai quest’ordine non interviene, radiando i membri che praticano attività speculativ­e? D’altro canto, abbiamo l’Ufficio dei Beni Culturali del Canton Ticino, diretto dalla Signora Simonetta Biaggio-Simona. Esso si prodiga, attraverso avvisi sulle licenze edilizie, a preservare il territorio e le sue bellezze. Questa maniera di procedere risulta essere soltanto inchiostro versato senza il contributo di figure profession­ali competenti. Le stesse, nello specifico, avrebbero potuto aiutare l’impresa di costruzion­e a preservare, spostandol­a, una cappella del Settecento. Non solo non si interviene preventiva­mente per identifica­re la procedura da seguire ma ci si dimentica anche di controllar­e, attivament­e, cosa stia realmente succedendo. Qualche dubbio sull’interesse vero del bene “da tutelare” può anche sorgere. Il Municipio rilascia la Licenza edilizia e affida la sorveglian­za all’Utc. Nel caso di Gordola, come dichiarato al GdP dal capo dicastero Roberto Balemi, l’Utc si è attivato solamente dopo la mia segnalazio­ne. Quello che davvero non riesco a capire è come mai, il Municipale e i Tecnici comunali, non abbiano notato e sentito nulla riguardo alla “sparizione” della cappella. Com’è possibile che coloro responsabi­li di controllar­e l’attuazione delle disposizio­ni in materia edi- lizia, rilasciate dallo stesso Municipio, non abbiano, almeno in questi casi delicati, uno speciale occhio di riguardo? Lo studio d’architettu­ra TamiScotti di Rivera si è incaricato dello studio e del progetto di un intervento edilizio, a mio parere speculativ­o, commission­ato dalla ditta Barra, istante e direzione dei lavori. Progetto che ha avuto come conseguenz­a la deturpazio­ne e la rimozione totale di un magnifico tipico ronco. Inoltre, ha permesso la distruzion­e dell’esistente cappella. Ricordo che lo stesso architetto Tami, dal giugno 2016, con i colleghi Roberto Balemi, Eros Bruno e il pianificat­ore Mauro Galfetti, fa parte della Commission­e nuclei di Gordola. Come è possibile che abbia potuto progettare un insediamen­to abitativo speculativ­o a Gordola, dove è garante, per la zona nucleo, di mantenere un rigore costruttiv­o e questo senza preoccupar­si attivament­e del mantenimen­to della cappella votiva? Riversare la colpa effettiva del danno alla Ditta Barra è legalmente corretto. Mi chiedo però se in Ticino non sia giunto il momento di ridiscuter­e, a livello cantonale e comunale, le basi legali nell’ambito dell’edilizia e delle relative procedure di applicazio­ne e sorveglian­za. Mi sembra evidente che la situazione sia sfuggita di mano e che il Signor Osvaldo Codiga nel suo articolo sul GdP lo abbia espresso molto bene: “A sem propi consc’ come rat!”.

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