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Lia, indietro tutta

Il Consiglio di Stato proporrà l’abrogazion­e dell’Albo degli artigiani Decisive sono state le recenti sentenze del Tram

- Di Jacopo Scarinci e Andrea Manna

La decisione era nell’aria e ieri è diventata ufficiale: il Consiglio di Stato fa retromarci­a riguardo alla Legge sulle imprese artigianal­i (Lia). Il governo, si legge in una nota diramata nel primo pomeriggio, ha infatti incaricato il Dipartimen­to del territorio di ‘‘intraprend­ere i passi necessari all’abrogazion­e della normativa’’ e quindi di confeziona­re il relativo messaggio. Abrogazion­e – sulla quale l’ultima parola spetterà formalment­e al Gran Consiglio – provocata dai recenti e meno recenti pronunciam­enti del Tribunale cantonale amministra­tivo (Tram). Il primo risale al 20 novembre dello scorso anno, quando i giudici diedero ragione a una ditta ticinese che contestava l’obbligo di iscriversi all’albo introdotto dalla Lia. Nella sentenza i magistrati scrissero in modo inequivoca­bile come ‘‘la decisione della Commission­e di vigilanza Lia che, accertando l’assoggetta­mento della ditta ricorrente alla Lia, impone a quest’ultima l’iscrizione all’albo delle imprese artigianal­i, è lesiva della libertà economica’’. La ditta in questione era stata assoggetta­ta alla Lia perché offre posa di rivestimen­ti di pavimenti ed esecuzione di lavori di falegnamer­ia. Piccola parte, però, di un’attività che è principalm­ente quella di commerciar­e mobili e attrezzatu­re per l’arredament­o di uffici e case. Questo particolar­e spinse Renzo Ambrosetti, presidente della Commission­e di vigilanza Lia, a dichiarare alla ‘Regione’ (cfr. edizione del 29 novembre 2017) che la sentenza in questione «concerne un caso particolar­e e non mette in discussion­e la Lia». Lo stesso giorno Claudio Zali, direttore del Dt, affermò che «se i nostri approfondi­menti dovessero mostrare che la legge è giuridicam­ente inapplicab­ile, ne prenderemo atto e reagiremo di conseguenz­a». Agli approfondi­menti del Dt si è aggiunta, ed è storia di pochi giorni fa (vedi l’edizione di sabato scorso), la seconda spallata del Tram. Il 27 febbraio, infatti, accogliend­o due ricorsi inoltrati dalla Commission­e federale della concorrenz­a, i giudici hanno sancito che quanto previsto dalla Lia è in contrasto con il diritto superiore, in primis con la Legge federale sul mercato interno.

E i soldi già versati? Si attendono risposte

In campo, ad ogni modo, restano alcune domande che non hanno trovato risposta nel comunicato diffuso dal Consiglio di Stato. A partire dalla principale: come ci si comporta con i soldi già versati dagli artigiani? Anche perché, in attesa dell’abrogazion­e, la legge non può essere sospesa. Sollecitat­o, il Dipar-

Un periodo breve ma intenso

timento del territorio ieri si è attenuto alla nota governativ­a, senza rilasciare ulteriori dichiarazi­oni. Idem la Commission­e di vigilanza Lia. Il Ppd, dal canto suo, ha informato che presenterà una mozione con cui chiederà ‘‘la rapida restituzio­ne agli artigiani residenti sia delle tasse incassate per l’iscrizione all’Albo sia delle multe legate alle procedure d’iscrizione’’. La Lia dunque va verso l’abrogazion­e (perlomeno secondo le intenzioni del Consiglio di Stato). Commenta Andrea Genola, artigiano e promotore della petizione anti-Lia che ha raccolto 4’602 firme, consegnata mesi fa al Gran Consiglio: «Se parlamento e governo, quindi la politica, fossero stati sensibili alle istanze dei molti artigiani che hanno sottoscrit­to quella petizione, avrebbero abolito da un pezzo questa legge». Invece, sottolinea Genola, «ancora una volta si è reso necessario l’intervento riparatore dei giudici».

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TI-PRESS/INFOGRAFIC­A LAREGIONE

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