Lia, indietro tutta
Il Consiglio di Stato proporrà l’abrogazione dell’Albo degli artigiani Decisive sono state le recenti sentenze del Tram
La decisione era nell’aria e ieri è diventata ufficiale: il Consiglio di Stato fa retromarcia riguardo alla Legge sulle imprese artigianali (Lia). Il governo, si legge in una nota diramata nel primo pomeriggio, ha infatti incaricato il Dipartimento del territorio di ‘‘intraprendere i passi necessari all’abrogazione della normativa’’ e quindi di confezionare il relativo messaggio. Abrogazione – sulla quale l’ultima parola spetterà formalmente al Gran Consiglio – provocata dai recenti e meno recenti pronunciamenti del Tribunale cantonale amministrativo (Tram). Il primo risale al 20 novembre dello scorso anno, quando i giudici diedero ragione a una ditta ticinese che contestava l’obbligo di iscriversi all’albo introdotto dalla Lia. Nella sentenza i magistrati scrissero in modo inequivocabile come ‘‘la decisione della Commissione di vigilanza Lia che, accertando l’assoggettamento della ditta ricorrente alla Lia, impone a quest’ultima l’iscrizione all’albo delle imprese artigianali, è lesiva della libertà economica’’. La ditta in questione era stata assoggettata alla Lia perché offre posa di rivestimenti di pavimenti ed esecuzione di lavori di falegnameria. Piccola parte, però, di un’attività che è principalmente quella di commerciare mobili e attrezzature per l’arredamento di uffici e case. Questo particolare spinse Renzo Ambrosetti, presidente della Commissione di vigilanza Lia, a dichiarare alla ‘Regione’ (cfr. edizione del 29 novembre 2017) che la sentenza in questione «concerne un caso particolare e non mette in discussione la Lia». Lo stesso giorno Claudio Zali, direttore del Dt, affermò che «se i nostri approfondimenti dovessero mostrare che la legge è giuridicamente inapplicabile, ne prenderemo atto e reagiremo di conseguenza». Agli approfondimenti del Dt si è aggiunta, ed è storia di pochi giorni fa (vedi l’edizione di sabato scorso), la seconda spallata del Tram. Il 27 febbraio, infatti, accogliendo due ricorsi inoltrati dalla Commissione federale della concorrenza, i giudici hanno sancito che quanto previsto dalla Lia è in contrasto con il diritto superiore, in primis con la Legge federale sul mercato interno.
E i soldi già versati? Si attendono risposte
In campo, ad ogni modo, restano alcune domande che non hanno trovato risposta nel comunicato diffuso dal Consiglio di Stato. A partire dalla principale: come ci si comporta con i soldi già versati dagli artigiani? Anche perché, in attesa dell’abrogazione, la legge non può essere sospesa. Sollecitato, il Dipar-
Un periodo breve ma intenso
timento del territorio ieri si è attenuto alla nota governativa, senza rilasciare ulteriori dichiarazioni. Idem la Commissione di vigilanza Lia. Il Ppd, dal canto suo, ha informato che presenterà una mozione con cui chiederà ‘‘la rapida restituzione agli artigiani residenti sia delle tasse incassate per l’iscrizione all’Albo sia delle multe legate alle procedure d’iscrizione’’. La Lia dunque va verso l’abrogazione (perlomeno secondo le intenzioni del Consiglio di Stato). Commenta Andrea Genola, artigiano e promotore della petizione anti-Lia che ha raccolto 4’602 firme, consegnata mesi fa al Gran Consiglio: «Se parlamento e governo, quindi la politica, fossero stati sensibili alle istanze dei molti artigiani che hanno sottoscritto quella petizione, avrebbero abolito da un pezzo questa legge». Invece, sottolinea Genola, «ancora una volta si è reso necessario l’intervento riparatore dei giudici».