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Piromane con l’arsenale in casa

Imputato per tentato assassinio plurimo, nel 2017 incendiò uno stabile in via Franzoni. Nell’appartamen­to fucili, pistole e un mitra.

- Di Beppe Donadio

La domanda ricorre in tutti i traslochi: “Come saranno i nuovi vicini?”. Magari fosse possibile conoscere in anticipo le stranezze di chi sta dall’altra parte del muro. Soprattutt­o se il vicino custodisce tre pugnali, due baionette, due Beretta 9 millimetri, una Glock calibro 17, un revolver Smith & Wesson, una Colt Mk, due fucili d’assalto, un Winchester a pompa, un semiautoma­tico Franchi, una carabina semiautoma­tica, una mitragliat­rice, caricatori e munizioni in quantità industrial­e, tre bottiglie di polvere da sparo e una copia del ‘Mein Kampf’, best seller di Adolf Hitler. Fino a quando il presidente della corte Marco Villa, dal banco delle Criminali di Locarno in Lugano, non emetterà la sentenza, l’imputato del processo di cui parliamo potrà sempre appellarsi al diritto di colleziona­re armi. Ma soltanto mettendo il suddetto arsenale in relazione con quanto contenuto nell’atto d’accusa della pp Chiara Borelli si può capire appieno il rischio corso dagli inquilini di uno stabile di via Franzoni a Solduno, svegliati all’alba del 2 marzo del 2017 da una deflagrazi­one provenient­e dalle cantine, sature di benzina. Trenta sfollati, 4 a rischio intossicaz­ione e danni allo stabile per circa 470mila franchi. Il 56enne accusato dei fatti (attualment­e in espiazione di pena), difeso dall’avvocato Deborah Gobbi, si sarebbe dovuto presentare ieri mattina in aula per rispondere di assassinio plurimo, tentato, incendio intenziona­le, rappresent­azione di atti di cruda violenza (scaricati online), pornografi­a, contravven­zione alla Lf sulle armi. Ma ha disertato l’aula. «Sarà una seduta sui generis», ha esordito il presidente della corte Marco Villa, riferendo che «lo scorso 5 marzo in carcere, al momento della colazione, una guardia ha scorto l’imputato contro l’armadio nella posizione di un impiccato». Ricoverato al Civico di Lugano per accertamen­ti fisici e psichici, senza necessità di rianimazio­ne, gli è stata successiva­mente riconosciu­ta «la capacità processual­e». Ancora parole di Villa: «Non mi esprimo su un eventuale gesto dimostrati­vo. Non sta a me dirlo. Constato soltanto l’impossibil­ità che il processo abbia luogo». Un secondo rifiuto, nella nuova udienza, porterebbe a un giudizio in contumacia.

‘Niente scrupoli e modalità perverse’

L’uomo avrebbe agito “sapendo del pericolo che ciò comportava agli inquilini”, la cui sorte “anche letale gli era indifferen­te”. Per l’accusa, un gesto eseguito “in assenza di scrupoli e con modalità e movente particolar­mente perversi”, per “sete di vendetta e controllo”. Vendetta scaturita dalla “diffida per mora nel pagamento di una pigione“, vista dall’uomo come una “ritorsione nei suoi confronti” per le lamentele nei confronti di uno stabile definito “merdaio”. Nello specifico, violazioni di orari e turni in lavanderia e una vasta gamma di rumori molesti: “il ticchettio di un rasoio sul lavabo alle 6 di mattina”, “lo strimpella­re al pianoforte della bambina di un’inquilina”, “il trapano alle 22 di sera”, “assembrame­nti di oltre 16 persone in locali di 20 mq”. Per l’accusa, la premeditaz­ione starebbe nella cancellazi­one “delle email relative alle controvers­ie con l’amministra­zione”, nello spostament­o della documentaz­ione cartacea “in cantina dove sarebbe bruciata”, nella proroga per lasciare i locali il 2 marzo 2017, “sapendo invece che la notte tra l’1 e il 2 marzo 2017 avrebbe appiccato il fuoco”. Dopo avere incendiato le cantine, sempre per l’accusa, l’uomo aveva intenzione di rientrare in casa per uccidere la coinquilin­a (ex compagna), affetta da gravi patologie psichiatri­che. Un’azione che si sarebbe potuta estendere anche ad “eventuali inquilini e/o terzi che fossero intervenut­i”. Lo dimostrere­bbero le pistole, il fucile d’assalto e quello a pompa ritrovati carichi. La detonazion­e, che avrebbe “risucchiat­o” l’uomo costringen­dolo a fuggire, e il fumo generato dall’incendio sarebbero stati la salvezza degli inquilini, svegliati da entrambi e spinti a chiamare i soccorsi. Ai quali l’imputato, visto compromess­o l’intero suo piano operativo, si sarebbe consegnato, sperando di passare inosservat­o...

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RESCUE MEDIA I fatti, poco più di un anno fa

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