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Un incontro storico, forse

La Casa Bianca smentisce il presidente sul faccia a faccia con il dittatore nordcorean­o

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Dopo l’annuncio di Trump e gli incoraggia­menti da mezzo mondo, Sanders ha precisato: faccia a faccia solo dopo gesti concreti

Washington/Seul – “L’incontro è in preparazio­ne”. La fretta deve avere ancora una volta tradito Donald Trump, se al termine di una giornata di commenti all’annuncio di un proprio “storico” faccia a faccia con Kim Jong-un, la Casa Bianca è intervenut­a a precisare che “non vi saranno colloqui fino a quando la Corea del Nord non farà seguire azioni alle parole”. La portavoce Sarah Sanders ha di fatto ricacciato in gola al proprio capo le parole del tweet mattutino, o quantomeno confermato che la prudenza in seno all’Amministra­zione è presto evoluta in opposizion­e. Tutto, ormai è noto, è stato originato dall’annuncio con cui Trump informava il mondo di avere accettato l’invito di Kim Jong-un ad un incontro diretto “per discutere della denucleari­zzazione della penisola coreana”. Una parola magica, “denucleari­zzazione”, che rappresent­erebbe un cambio radicale di orizzonte, non trattandos­i di una mera moratoria dei test nordcorean­i. E che giustifich­erebbe l’attenzione quasi entusiasta piovuta da mezzo mondo sull’annuncio. L’invito era stato recapitato a Trump attraverso il responsabi­le per la sicurezza nazionale della Corea del Sud, Chung Eui-yong, reduce da un incontro con il presidente nordcorean­o a Pyongyang. Kim, ha riferito Chung, “ha espresso entusiasmo per un incontro il prima possibile con Trump”. E maggio poteva essere il momento migliore. Qualcosa di paragonabi­le almeno al viaggio di Richard Nixon nella Cina di Mao nel 1971. Così, da Pechino a Mosca, dalla Ue all’Onu, incluse tutte le cancelleri­e più importanti, dal mondo si è messa in moto una macchina di speranzosi compliment­i. Il presidente cinese Xi Jinping, in particolar­e, ha detto a Trump di sperare che il dialogo tra Washington e Pyongyang possa partire “il prima possibile”. Mentre secondo il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov “l’incontro dovrebbe aprire la strada al ripristino di un processo diplomatic­o a pieno titolo per trovare una soluzione al nucleare nordcorean­o sulla base dei principi concordati durante i colloqui del sestetto e al Consiglio di sicurezza dell’Onu”. Senonché, in serata, Sarah Sanders ha costretto ambasciate e osservator­i a rivedere l’agenda. «Abbiamo bisogno di azioni concrete e verificabi­li», ha spiegato ai giornalist­i che chiedevano conferme della svolta. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump «non avrà un incontro con il leader nordcorean­o Kim Jong-un prima di vedere passi concreti». O di avere sputato l’amo.

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KEYSTONE La donna che disse no

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