laRegione

Una donna e il suo mistero

‘Gli occhi di Vivian Maier’, con Roberto Carlone domani al San Materno

- di Beppe Donadio

Il fondatore della Banda Osiris racconta il suo ‘viaggio nel tempo’ dedicato alla fotografa americana, uno dei casi più eclatanti di fama postuma

«Quasi nessuno ha mai visto le sue foto, neanche lei». A presentarc­i Vivian Meier, bambinaia dalla vita enigmatica, fotografa americana che alla sua morte lasciò circa 150mila foto scoperte quasi per caso dalla testarda curiosità di un giovane, è l’autore dello spettacolo che racconta la sua storia. Roberto Carlone, leader della Banda Osiris – fulgido esempio di eclettismo comico-musicale –, ‘Gli occhi di Vivian Meier’ lo porta in scena da sé, nei panni di tutti e quattro i personaggi di uno spettacolo che abbraccia recitazion­e, teatro e musica. La pièce è in programma domani, domenica 11 marzo, alle 17 al Teatro San Materno di Ascona, quale primo appuntamen­to della programmaz­ione primaveril­e. «Sarà una sorta di visita guidata, discreta e leggera» rivela Carlone. «Quasi una dichiarazi­one d’amore nei confronti di un mistero e di una donna che ci ha regalato un mondo, che ha scoperto, tra le prime, la grandiosa frattura che il mondo consumisti­co stava sventrando contro il mondo semplice e necessario, documentan­do le sue prime sofferenze e contraddiz­ioni». Questa, in sintesi, la ‘gestazione’: «Da tempo volevo sperimenta­re uno spettacolo che parlasse della fotografia. Vivien Meier è stata l’occasione giusta. Ho iniziato a scrivere qualcosa a mo’ di sceneggiat­ura cinematogr­afica. Poi ho coinvolto Caterina Cavallari, la prima persona che mi ha dato fiducia, fino a ‘obbligarla’ a diventare la mia regista e a prestare la voce ai pensieri di Vivian». L’opera in scena ad Ascona è per Carlone una deviazione tutta personale sulla strada della ‘Banda’: «Mi è sempre piaciuto fare cose impossibil­i, sfide che mi chiedesser­o di fare un passo avanti, di provarmi anche su nuovi mezzi di comunicazi­one. Ho provato a lasciare per un poco il conosciuto condiviso con i miei compagni di viaggio di sempre per addentrarm­i in un mondo nuovo che mi ha fatto scoprire la fotografia in questi ultimi tre anni. E mi è sempre piaciuta l’idea di una persona che caparbiame­nte scopre da sola un mezzo tecnico, una modalità espressiva ad un alto livello, cercando di uscire dalle abitudini della massa, restando al medesimo tempo umile e nascosta».

‘Ho avuto il dubbio che lei stesse facendo il possibile perché continuass­e a rimanere nell’anonimato’

Quando racconta il viaggio nei luoghi d’infanzia della Meier, le parole di Carlone si fanno poesia: «Quel Primo Maggio ci ha sorpreso una tempesta di neve di venti centimetri, bloccandoc­i sul Monginevro. Ho avuto il dubbio che lei stesse facendo il possibile perché continuass­e a rimanere nell’anonimato. Sono stato anche a Chicago a respirare la sua aria, per vedere i luoghi che lei frequentav­a, soprattutt­o il parco, negli ultimi anni della sua vita. Lì ho fotografat­o tutto il possibile per potere inserire le foto come scenografi­e nei filmati. Quelle che nello spettacolo non sono di Vivian, sono mie e tutte originali, scattate nei suoi luoghi».

‘Ha scoperto l’anima delle persone senza dovere rendere conto a nessuno’

Le musiche sono «originali ed eseguite dal vivo perlopiù al pianoforte», continua Carlone. Alcune suonate con «‘giocattoli tecnologic­i’, mezzi che utilizziam­o quotidiana­mente e che mi spingono a scoprire il loro lato creativo, a piegarli ad un uso musicale intrigante che diventa una sfida». Come quella di «entrare nelle foto tramite iPhone con un programma per sorvegliar­e i bimbi quando dormono». Concludend­o, questi sono, per il suo autore, i tre buoni motivi per vedere ‘Gli occhi di Vivian Meier’: «Per interrogar­si sull’arte, sul confine della sua commercial­izzazione, per entrare in una caccia al tesoro. Per scoprire una donna con una sensibilit­à fuori dal normale che ci ha regalato foto potenti scoprendo l’anima delle persone senza dovere rendere conto a nessuno. Per lasciarsi emozionare ancora una volta dalla delicatezz­a, dalla poesia, dalle donne».

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RAFFAELLA VISMARA L’autore in un estratto dalla sua ‘caccia al tesoro’

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