C’era una volta… il negozio
Commercio al dettaglio in difficoltà; mentre piangono Lugano, Chiasso e in parte Bellinzona, sono in controtendenza Locarno e Ascona, forti del volano turistico. E le vendite online incalzano con nuove occasioni e obbligano gli operatori ad adattarsi per
«A giorni riceveremo dalla Città la lista dei 150 partecipanti al convegno tenuto al Lac (cfr. ‘laRegione’ di ieri) e l’idea è di convocare una riunione senza l’autorità allargata anche agli assenti lunedì sera per stabilire tre o quattro temi da discutere che fanno l’unanimità, portano beneficio a tutti e siano applicabili dalla politica locale». Parla Paolo Poretti, presidente della Società dei commercianti di Lugano all’indomani di una serata animata. Si vorrebbe creare un gruppo di lavoro ristretto di 5-6, massimo 10 persone. E la Società dei commercianti assieme all’Associazione via Nassa e al Club del centro sono a disposizione per coordinare i lavori. D’altra parte, la richiesta del Municipio di Lugano di avere un referente unico «non è una novità, il discorso è già stato affrontato assieme fra le tre associazioni su temi generali» ricorda Poretti, secondo cui «lunedì al Lac c’è stato fermento, ma ognuno diceva la sua senza coordinamento né richieste convergenti». Un fermento che però rispecchia la condizione difficile e peggiorata rispetto anche solo a un paio di anni fa… «Ora si tratta di capire se e cosa si può fare per invertire la tendenza. Non sarà facile, la crisi del commercio al dettaglio investe tutta l’Europa. Non ci sono riusciti altrove (come a Zurigo che ha dimensioni e massa critica ben maggiori) e non sarà facile neanche a Lugano», spiega Poretti. Tante le proposte emerse lunedì, il pregio della serata è stato di coinvolgere commercianti prima assenti e il Municipio ha potuto sentire con le proprie orecchie il malcontento. Ognuno tende a considerare il problema dal suo punto di vista sia per il tipo di attività sia per ubicazione del negozio, ma non basta per riposizionare la città. Come viene percepito l’e-commerce? «È un punto dolente e non solo a Lugano perché sta erodendo le cifre d’affari ai commerci “normali”». Ci sono margini di miglioramento o di opportunità? «Dipende dal tipo di negozio, dai prodotti che vende, dalla clientela, dalla dimensione, dall’organizzazione – risponde il presidente dei Commercianti –. C’è molto da imparare ma non la vedo come soluzione che salverà il piccolo negozio in difficoltà, anche se per alcuni potrebbe essere una strategia. Ma comporta la gestione di una certa logistica. Dovesse diventare il business principale, che senso avrebbe ancora il negozio in centro con pigioni elevate? Allora, meglio affittare un capannone in periferia con costi nettamente inferiori. Il rovescio della medaglia è la sparizione dei negozi tradizionali, a detrimento dell’animazione, dell’attrazione turistica in città e delle dinamiche di contatto personale, consulenza e socializzazione impossibili col computer». Vive una situazione simile anche il Quartiere Maghetti, dopo il rinnovo terminato nel novembre scorso e con diversi spazi commerciali rimasti vuoti? Le difficoltà non vengono negate dal segretario di Consiglio di fondazione Alberto Montorfani: «Difficoltà oggettive nel commercio al dettaglio ci sono, il comparto è in fase di ristrutturazione». Con quali prospettive? «Segnali incoraggianti ci sono e anche qui al Maghetti si stanno affacciando nuove tipologie di negozi, più tecnologici, ma anche con la riscoperta di quelli più tradizionali, soprattutto nell’alimentare». I lavori hanno scombussolato la zona e alcuni hanno lasciato… Però, prosegue Montorfani, «ora abbiamo tante richieste, alcune interessanti con prodotti che obbligano i proprietari a coinvolgersi con una propensione al rischio. Ora stiamo trattando con tre seri interessati». Quanto alle pigioni? «Visto che sono spazi nuovi, possiamo gestire l’aspetto con l’interlocutore che propone prodotti in grado di attirare gente con garanzie di riuscita e cerchiamo di favorire la sua entrata magari aiutandolo con investimenti iniziali o una struttura per favorirne l’avvio. C’è un margine e lo stiamo utilizzando».