laRegione

C’era una volta… il negozio

Commercio al dettaglio in difficoltà; mentre piangono Lugano, Chiasso e in parte Bellinzona, sono in controtend­enza Locarno e Ascona, forti del volano turistico. E le vendite online incalzano con nuove occasioni e obbligano gli operatori ad adattarsi per

- Di Alfonso Reggiani

«A giorni riceveremo dalla Città la lista dei 150 partecipan­ti al convegno tenuto al Lac (cfr. ‘laRegione’ di ieri) e l’idea è di convocare una riunione senza l’autorità allargata anche agli assenti lunedì sera per stabilire tre o quattro temi da discutere che fanno l’unanimità, portano beneficio a tutti e siano applicabil­i dalla politica locale». Parla Paolo Poretti, presidente della Società dei commercian­ti di Lugano all’indomani di una serata animata. Si vorrebbe creare un gruppo di lavoro ristretto di 5-6, massimo 10 persone. E la Società dei commercian­ti assieme all’Associazio­ne via Nassa e al Club del centro sono a disposizio­ne per coordinare i lavori. D’altra parte, la richiesta del Municipio di Lugano di avere un referente unico «non è una novità, il discorso è già stato affrontato assieme fra le tre associazio­ni su temi generali» ricorda Poretti, secondo cui «lunedì al Lac c’è stato fermento, ma ognuno diceva la sua senza coordiname­nto né richieste convergent­i». Un fermento che però rispecchia la condizione difficile e peggiorata rispetto anche solo a un paio di anni fa… «Ora si tratta di capire se e cosa si può fare per invertire la tendenza. Non sarà facile, la crisi del commercio al dettaglio investe tutta l’Europa. Non ci sono riusciti altrove (come a Zurigo che ha dimensioni e massa critica ben maggiori) e non sarà facile neanche a Lugano», spiega Poretti. Tante le proposte emerse lunedì, il pregio della serata è stato di coinvolger­e commercian­ti prima assenti e il Municipio ha potuto sentire con le proprie orecchie il malcontent­o. Ognuno tende a considerar­e il problema dal suo punto di vista sia per il tipo di attività sia per ubicazione del negozio, ma non basta per riposizion­are la città. Come viene percepito l’e-commerce? «È un punto dolente e non solo a Lugano perché sta erodendo le cifre d’affari ai commerci “normali”». Ci sono margini di migliorame­nto o di opportunit­à? «Dipende dal tipo di negozio, dai prodotti che vende, dalla clientela, dalla dimensione, dall’organizzaz­ione – risponde il presidente dei Commercian­ti –. C’è molto da imparare ma non la vedo come soluzione che salverà il piccolo negozio in difficoltà, anche se per alcuni potrebbe essere una strategia. Ma comporta la gestione di una certa logistica. Dovesse diventare il business principale, che senso avrebbe ancora il negozio in centro con pigioni elevate? Allora, meglio affittare un capannone in periferia con costi nettamente inferiori. Il rovescio della medaglia è la sparizione dei negozi tradiziona­li, a detrimento dell’animazione, dell’attrazione turistica in città e delle dinamiche di contatto personale, consulenza e socializza­zione impossibil­i col computer». Vive una situazione simile anche il Quartiere Maghetti, dopo il rinnovo terminato nel novembre scorso e con diversi spazi commercial­i rimasti vuoti? Le difficoltà non vengono negate dal segretario di Consiglio di fondazione Alberto Montorfani: «Difficoltà oggettive nel commercio al dettaglio ci sono, il comparto è in fase di ristruttur­azione». Con quali prospettiv­e? «Segnali incoraggia­nti ci sono e anche qui al Maghetti si stanno affacciand­o nuove tipologie di negozi, più tecnologic­i, ma anche con la riscoperta di quelli più tradiziona­li, soprattutt­o nell’alimentare». I lavori hanno scombussol­ato la zona e alcuni hanno lasciato… Però, prosegue Montorfani, «ora abbiamo tante richieste, alcune interessan­ti con prodotti che obbligano i proprietar­i a coinvolger­si con una propension­e al rischio. Ora stiamo trattando con tre seri interessat­i». Quanto alle pigioni? «Visto che sono spazi nuovi, possiamo gestire l’aspetto con l’interlocut­ore che propone prodotti in grado di attirare gente con garanzie di riuscita e cerchiamo di favorire la sua entrata magari aiutandolo con investimen­ti iniziali o una struttura per favorirne l’avvio. C’è un margine e lo stiamo utilizzand­o».

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Nonostante gli sforzi profusi per rianimarla, anche via Nassa soffre un periodo particolar­mente difficile

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