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L’e-commerce è in crescita, ma è anche un’opportunit­à

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In Svizzera il volume del commercio online è pari all’8,3% del totale del settore al dettaglio e il potenziale di crescita rimane molto elevato. Un dato che sta di fatto cambiando il volto dei centri cittadini tradiziona­lmente votati allo shopping. Ma oltre alle abitudini di consumo, l’ecommerce ha un’influenza su tutta una gamma di servizi e sul modello di business di molte società di servizi logistici e di distribuzi­one. Stando all’ultimo studio sul mercato immobiliar­e del Credit Suisse, il numero di consegne su piccola scala è in forte crescita e i clienti richiedono sempre di più consegne più veloci (per esempio in giornata o addirittur­a in un’ora) e questo sta incidendo sui servizi offerti dai commercian­ti tradiziona­li che stanno tentando la via dell’e-commerce (la cosiddetta strategia ‘omnichanne­l’). Carlo Terreni, direttore di NetComm Suisse, l’associazio­ne dei commercian­ti online (230 le aziende associate, ndr), vede però delle opportunit­à dallo sviluppo dell’e-commerce. «Nei Paesi dove i servizi logistici sono particolar­mente sviluppati, le potenziali­tà del commercio via web sono enormi con possibilit­à anche per i commercian­ti offline, ovvero per quelli tradiziona­li, a patto che adattino per tempo il proprio modello di business», afferma Terreni.

E questo cosa comporta per il negozio tradiziona­le?

L’e-commerce in Svizzera ha due facce: una sono i consumator­i di cui il 90 per cento è connesso a internet e fa acquisti online almeno una volta l’anno tanto che la spesa media (2’490 franchi) è una delle più alte in Europa. L’altra faccia è rappresent­ata dalle imprese e qui siamo nella parte bassa delle classifich­e internazio­nali. Solo il 5% dei commercian­ti ha, per esempio, un sito per l’e-commerce oppure utilizza una piattaform­a di e-commerce di terzi. Il mio consiglio ai commercian­ti è quello di imparare a strutturar­e il proprio progetto di e-commerce, visto che la cultura digitale in azienda è paradossal­mente bassa.

I cambiament­i di solito generano anche resistenze.

Per questa ragione servono una formazione adeguata e la condivisio­ne di esperienze imprendito­riali positive. L’ente pubblico in questo può fare molto attraverso incentivi alla trasformaz­ione digitale che non vuol dire che i negozi fisici spariranno. Faccio l’esempio di Amazon, player mondiale dell’e-commerce, che a New York e non solo ha aperto dei negozi fisici acquistand­o per oltre 10 miliardi di dollari la catena Whole Foods.

Le superfici di vendita, però, sono destinate a ridursi…

Il negozio del futuro sarà per forza di cose digitalizz­ato con totem interattiv­i e tablet negli spazi espositivi. Una sorta di vetrina innovata rispetto al passato. I metri quadrati dei magazzini si ridurranno, ma aumenterà la consulenza in termini di servizio. L’altro tema che passa inosservat­o è che tutte queste aziende, svizzere e internazio­nali, che si occupano di digitale e di servizi per l’e-commerce (tecnici e informatic­i) potrebbero trovare nel Ticino un hub interessan­te (tecnologia, marketing, informatic­a e buone condizioni fiscali) per operare verso l’estero, rimpiazzan­do le imprese bancarie in forte contrazion­e. GENE

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