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Lotta al dumping, il Ticino scrive a Berna. Ma Farinelli: ‘Segnale sbagliato’

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Il Canton Ticino scriverà a Berna, e lo farà con un’iniziativa cantonale che chiederà una modifica al Codice delle obbligazio­ni. Precisamen­te degli art. 336 e seguenti, dove viene proposto di inserire anche il ‘licenziame­nto di sostituzio­ne’, per motivi economici e quindi per lucrare pagando salari più bassi – magari attingendo oltrefront­iera – tra quelli già ritenuti abusivi per legge. Una misura difesa, e ci mancherebb­e, dal suo ideatore, Matteo Pronzini (Mps): «Questa è l’unica proposta concreta per impedire un’ulteriore precarizza­zione del mercato del lavoro ticinese». E se Tamara Merlo (Verdi), della Commission­e ‘Prima i nostri’, pur approvando l’iniziativa elenca i dati dei frontalier­i esplosi sia in linea generale negli ultimi anni, sia nel settore terziario, «un settore che i ticinesi non hanno mai disdegnato», per Pronzini il problema è più ampio. «Non sono i frontalier­i la questione, ma un padronato che li assume creando dumping salariale» afferma il deputato dell’Mps. A tenere banco è stata la forte presa di posizione di Alex Farinelli, capogruppo liberalera­dicale, contrario all’iniziativa perché «non si menziona da alcuna parte la sostituzio­ne di manodopera o un intervento sui frontalier­i. Si agisce direttamen­te sul Codice delle obbligazio­ni, che riguarda tutti gli imprendito­ri che già vivono in un cantone che è campione del mondo di vincoli per i datori di lavoro». Inoltre, per Farinelli, questa iniziativa va a cozzare contro la pace del lavoro simbolo «della lungimiran­za svizzera». Tesi questa che ha provocato prima una risposta di Carlo Lepori (Ps), che ha ribattuto come a suo avviso «la sostituzio­ne per lucrare sugli stipendi non faccia assolutame­nte parte del concetto di pace del lavoro» e poi, più tonante, da parte di Gabriele Pinoja (La Destra). Per l’ex presidente dell’Udc, «il Plr ha sempre detto che bisogna andare a Berna a parlare, perché anche questa volta si oppone? Abbiano il coraggio di dire chiaro e tondo che per loro un comasco vale come uno di Ambrì e di dire che sono contrari a qualsiasi sostegno al nostro mercato del lavoro». Sempre ne La Destra, si è astenuto Sergio Morisoli. Non per il principio, ma perché «il testo è impregnato di un’ideologia della sinistra del secolo scorso».

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