Tirocinio e piano ‘Papyrus’, il Ps guarda ai sans-papiers
Due atti parlamentari targati Ps, un solo tema: i diritti dei sans-papiers. Uno è sulle “difficoltà” dei giovani senza un permesso di soggiorno valido nell’accedere a un apprendistato: l’interrogazione è stata presentata da Gioventù socialista (Giso) per il tramite del capogruppo in Gran Consiglio Ivo Durisch. L’altro atto parlamentare reca la firma dei deputati Gina La Mantia e Carlo Lepori: con una mozione invitano il governo a chiedere alla Sem, la Segreteria di Stato della migrazione,“di poter realizzare anche in Ticino un progetto Papyrus”, prevedendo “pure le misure di accompagnamento ritenute necessarie”. La proposta dei due parlamentari del Ps trae spunto dal programma pilota “Opération Papyrus” lanciato un anno fa dal Consiglio di Stato ginevrino, con l’avallo del Dipartimento federale di giustizia e polizia e della Sem, per la regolarizzazione delle persone prive di permesso di soggiorno. Secondo questo progetto, “può fare richiesta di regolarizzazione chi vive da almeno 10 anni in Svizzera (5 anni per famiglie con bambini), è sufficientemente integrato (conoscenze linguistiche) e su cui non pendono precedenti penali o precetti esecutivi. Non si tratta quindi di una regolarizzazione collettiva”. Riguardo all’interrogazione inoltrata da Durisch, il capogruppo rileva fra l’altro che se nell’ultimo decennio vi è stato “un miglioramento” per quanto concerne l’atteggiamento delle autorità nei confronti dei sans-papiers minorenni, cercando di facilitare il loro accesso alla scuola, “più difficile è la situazione concernente la formazione professionale dopo la scuola obbligatoria”. Anche nel caso in cui trovi un posto d’apprendistato, il giovane sans-papiers “non può firmare il contratto” poiché “non dispone del permesso di lavoro necessario”. Durisch chiede pertanto al governo ticinese cosa intende fare “per facilitare” l’accesso al tirocinio dei sans-papiers minorenni? “Non possiamo accettare passivamente che vi siano giovani a cui viene negato un futuro professionale e quindi anche la possibilità di una vera integrazione sociale, per il solo motivo che non dispongono di un permesso di soggiorno”, sostiene la Giso in una nota.