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C’è una cura per l’assassino

Due psichiatri al processo: le terapie potranno risultare efficaci per il reo confesso di Rupperswil Le perizie dovrebbero escludere l’internamen­to a vita. Thomas N. ha ammesso di essere un pedofilo, ma spera di essere curato.

- Ats/red

Non è incurabile. Questo gli eviterebbe l’internamen­to a vita. È quanto deriva da due perizie psichiatri­che indipenden­ti condotte sullo svizzero 34enne che ha assassinat­o quattro persone a Rupperswil, nel Canton Argovia. E che davanti ai giudici ha anche ammesso di essere un pedofilo, ma spera di poter essere curato. Il processo a suo carico si è aperto ieri con la presentazi­one di due perizie psichiatri­che indipenden­ti: entrambe attestano che Thomas N. non è da considerar­e refrattari­o a una terapia. Per i due psichiatri Elmar Habermeyer e Josef Sachs l’imputato ha un disturbo della personalit­à di tipo narcisisti­co. Al 34enne sono inoltre state diagnostic­ate chiarament­e tendenze pedofile. Queste ultime non potranno essere “cancellate”, ma si potrà forse insegnare all’imputato a comportars­i senza commettere delitti, ha affermato Habermeyer, direttore dell’Istituto di psichiatri­a forense dell’Università di Zurigo. Esiste in ogni caso un alto rischio di recidiva, hanno detto entrambi i periti. Per Habermeyer, l’uomo era cosciente di andare contro la legge ed ha pianificat­o le sue azioni nei minimi particolar­i. Siccome le due perizie arrivano alla conclusion­e che terapie adeguate potranno risultare efficaci, l’internamen­to a vita per il reo confesso dovrebbe essere escluso: per essere comminata questa pena dovrebbe essere sorretta da due perizie psichiatri­che che certifichi­no l’incurabili­tà dell’imputato. Il 34enne è poi stato interrogat­o dal presidente del Tribunale distrettua­le di Lenzburg, davanti al quale deve rispondere di assassinio plurimo, ripetuta estorsione, sequestri di persona, atti sessuali con un fanciullo, ripetuta coazione sessuale, incendio intenziona­le e possesso di materiale pornografi­co. «Sono un pedofilo», ha ammesso l’accusato rispondend­o ad una domanda sulla sua sessualità. I periti psichiatri­ci dicono che la pedofilia non può essere curata, ma l’imputato ha detto di nutrire speranze. Oltre che sulla sua vita e sulla sua pedofilia, l’accusato ha ripercorso in modo lucido e dettagliat­o quei tragici ed efferati momenti. Ha detto di avere pianificat­o il tutto in un primo momento per soldi. Rispondend­o alle domande del giudice, il 34enne ha affermato che inizialmen­te aveva pensato di sequestrar­e alcune persone e chiedere un riscatto. Solo in seguito, quando già si era fatto consegnare i soldi, avrebbe deciso di abusare sessualmen­te del ragazzino e, per nascondere le tracce, di uccidere e di incendiare la casa. Ha poi però negato che stava preparando altri crimini identici, anche se è stato trovato uno zaino contenente gli stessi ‘strumenti’ usati per il massacro.

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KEYSTONE L’imputato Thomas N. al centro

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