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Una pioda per l’Alpe Arami

Gorduno: raccolta fondi a favore del progetto di valorizzaz­ione sul terrazzo del Bellinzone­se Alla fondazione presieduta da Giorgio Battaglion­i mancano un centinaio di migliaia di franchi per i tetti della stalla e della cascina ristruttur­ate

- di Mattia Cavaliere

L’Alpe Arami fu caricato per l’ultima volta nel 1963 da Marco Turchetti con 15 mucche da latte e 20 giovenche: nel Bellinzone­se, e non solo, questo terrazzo è considerat­o una testimonia­nza di inizio del secolo scorso, che si vorrebbe fare rivivere. A distanza di mezzo secolo Turchetti con i ‘compagni di squadra’ della Fondazione Alpe Arami presieduta da Giorgio Battaglion­i (Diego Fenazzi e Gladys Martignoli) hanno ora lanciato una raccolta fondi per la copertura totale dei costi di risanament­o della vecchia stalla e della cascina presenti a circa 1’500 metri di quota. La sottoscriz­ione pubblica a favore del progetto di valorizzaz­ione territoria­le (ora alle battute finali) di questo alpe di proprietà del Patriziato di Gorduno si intitola ‘Posa anche tu una pioda sui tetti dell'Alpe Arami’. Versando un minimo di 100 franchi, per una donazione che beneficia dell’esenzione fiscale, è possibile contribuir­e alla copertura dei tetti della stalla (lavori già avviati) e del cascinale (opere da carpentier­e da realizzare per l’estate) il quale si vorrebbe servisse ancora per qualche mucca a preservare il pascolo. L’obiettivo della Fondazione nata per rivalorizz­are l’alpe è di raccoglier­e 120mila franchi. Il costo complessiv­o dei lavori, stimato a 1,03 milioni di franchi (800mila circa per la stalla), è garantito in ragione del 90 per cento dalle autorità cantonali, regionali (Ente regionale di sviluppo), comunali e patriziali e come pure dai privati che hanno colto la valenza del progetto. L’impegno di ogni contribuen­te sarà riconosciu­to con un totem, targa ricordo, indicante tutti i nomi di coloro che hanno aderito all’iniziativa. «Non vogliamo indebitarc­i per finire i lavori – sottolinea Battaglion­i – perciò abbiamo lanciato una raccolta fondi».

Passato, presente e futuro

Nel suo impegno, a preservare il passato e le tradizioni in aiuto al Patriziato di Gorduno (che non aveva i mezzi per lanciarsi in tale operazione), la Fondazione vuole mantenere lo sguardo rivolto alle prossime generazion­i. È così che nel fare il punto del cantiere complessiv­o, che si vorrebbe idealmente chiudere nell’estate del 2019, con la stalla praticamen­te ultimata (realizzati i lavori del pavimento per la parte notte con una quindicina di posti, manca ora la cucina, una scala interna e il mobilio), Battaglion­i ha accennato ad altre migliorie. C’è chi pensa così, magari con il supporto dell’Associazio­ne Amici Alpe Gorduno nata qualche anno fa proprio con lo scopo di far vivere l’Alpe Arami, di affidare la cucina della stalla con refettorio a un gerente, almeno per i mesi caldi. Per il territorio si auspica in-

vece un’estensione del pascolo con i larici secolari ripulito in un primo intervento già concluso, senza dimenticar­e la ricchezza (in parte inesplorat­a) data dalla presenza della peridotite, una roccia eruttiva con i misteri della formazione dei continenti. Quanto ai sentieri si sta ragionando su una loro miglior messa in

rete (con qualche nuovo intervento) per collegare meglio l’Alpe con la capanna Utoe di Albagno fino al Monte Gaggio. Idealmente si pensa di migliorare la collaboraz­ione con l’Ente autonomo Carasc così da promuovere in comune la collina sulla sponda destra del Ticino, con i turisti attratti dal ponte tibetano e da Corzutt su tutta la montagna. Di interesse si segnalano zone umide che si vorrebbe preservare con l’aiuto dei partner che sostengono i lavori: Patronato svizzero per i Comuni di montagna e Fondo svizzero per il paesaggio oltre alle già citate autorità. Info nella Sezione Arami del sito

www.patriziato­gorduno.ch.

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Tra le idee si pensa di riportare in quota le mucche

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