Tensioni tra Cina e Usa
La politica protezionista di Trump mette a repentaglio il dialogo economico tra i due Paesi. Il vertice ministeriale punta a scambi liberi e aperti.
La tensione fra Stati Uniti e Cina sale alla vigilia del G20 tra i ministri finanziari con l’amministrazione Trump che punta il dito contro Pechino per aver accantonato gli sforzi sulla liberalizzazione del mercato. L’accusa è lanciata dal sottosegretario al Tesoro americano per gli affari internazionali, David Malpass, che si spinge fino a dichiarare finito il programma di dialogo economico fra i due Paesi, per poi però correggere il tiro. “Mi sono espresso male” dice Malpass, senza chiarire però il futuro del programma introdotto dall’amministrazione George W. Bush e in fase di stallo completo sotto Trump. Una retromarcia che crea confusione e piomba sulla riunione dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche centrali, già caratterizzata dal confronto sui dazi varati dagli States su acciaio e alluminio che scatteranno il 23 marzo. E si aggiunge alla settimana calda che attende le Borse, fra il previsto aumento dei tassi di interesse da parte della Fed (decisione il 21 marzo), la scelta del governatore della banca centrale cinese (è stato nominato Yi Gang considerato un continuatore del riformatore Zhou Xiao-
Attesi ministri e governatori di banche centrali
chuan e che ha studiato negli Stati Uniti, ndr) e la Banca d’Inghilterra che potrebbe spianare la strada a un aumento del costo del denaro. La Casa Bianca è “delusa” dal crescente ruolo del governo cinese nell’economia, afferma Malpass secondo il quale è motivo di “preoccupazione per il mondo” anche
il mandato senza limiti del presidente Xi Jinping. Al segretario al Tesoro Mnuchin al G20 finanziario di Buenos Aires, che vede in agenda anche la tassazione dei servizi finanziari, spetta spiegare la politica dell’America First di Trump, affrontando alleati non proprio contenti dell’imposizione dei recenti dazi. La Cina dovrebbe essere la più colpita, visto che l’attende – secondo indiscrezioni – una nuova ondata di misure: la Casa Bianca sta valutando contro Pechino un pacchetto di altri dazi per 30 miliardi di dollari, soprattutto su prodotti tecnologici, ma anche una stretta su investimenti e visti. Le Borse attendono il confronto e soprattutto il comunicato finale del vertice per analizzare ‘eventuali’ spaccature sul fronte della lotta al protezionismo. Ma sui mercati finanziari incombe anche l’imminente rialzo dei tassi della Fed. La banca centrale americana, nella sua prima riunione sotto la guida di Jerome Powell, dovrebbe alzare di un quarto di punto il costo del denaro, mercoledì.
Si attende una stretta della Fed
Una stretta è data per scontata e l’attenzione è più nel cercare di leggere fra le righe del comunicato finale di questa sera (il vertice si chiude oggi, ndr) e fra le parole di Powell se la Fed aumenterà i tassi quest’anno quattro volte invece delle tre previste. Per Powell si tratta del primo test nel cercare di costruire un consenso fra chi teme prezzi ancora lontani dall’obiettivo del 2% e i falchi che temono un surriscaldamento dell’economia e chiedono quindi di premere sull’acceleratore dei tassi. Secondo Hatuhito Kuroda, governatore della Banca del Giappone, il G20 continuerà probabilmente a enfatizzare l’importanza di scambi commerciali aperti e liberi.