Il teatro canzone di Enzo Iacchetti
Segue da pagina 21 Il problema è che dietro Gaber c’era Sandro Luporini, bel personaggio poliedrico: scrittore, paroliere, nazionale di basket e soprattutto pittore, che abbandonò il Realismo esistenziale per fondare la Metacosa. Enzo Iacchetti invece ha pensato due anni prima di giungere alla stesura definitiva della sua performance, ma da solo… Coraggioso senza dubbio, sicuro della popolarità che gli deriva da decenni di apparizioni quale conduttore di “Striscia la notizia”, eccolo aprire il suo show con un discorso – sul telefonino e la mania dei selfie – al limite dell’imbarazzante: chi non ha mai notato che “i ragazzi lo usano con maggior disinvoltura di noi adulti”? E chi non si è mai lamentato quando è costretto a sorbirsi la banale conversazione di qualcuno che urla ai quattro venti “Amore, aspetta a buttar la pasta che sono in ritardo”? Va un po’ meglio quando l’Enzino nazionale riassume quell’educazione sentimentale che sovente è sinonimo di ansia: per il primo bacio e poi – quando si va oltre – ecco che ad attendere i maschietti c’è l’ambascia della prestazione. Solo sulla scena e supportato da filmati e personaggi virtuali che appaiono sullo schermo alle sue spalle, Iacchetti conferma le sue discrete doti canore. Ma tra un discorso e l’altro, il pubblico dà l’impressione di apprezzarlo soprattutto quando torna a fare il cabarettista: molto divertente il suo excursus sugli strani gemellaggi di paesi e città colti durante il suo peregrinare lungo la Penisola. Scoprire che Jerago con Orago (toponimo già di per sé ridicolo per due paesini del Varesotto che insieme contano cinquemila anime) è gemellato con Untergruppenbach (possiamo tradurre con “Gruppi dei ruscelli di sotto”?) muove sicuramente alla risata. Alla fine dello spettacolo tanti applausi, ma a noi è venuto da pensare “ufelée fa ‘l tò mesctée”, consiglio non richiesto e che Iacchetti non raccoglierà di certo!