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FinTech, da rischio a opportunit­à

- Di Generoso Chiaradonn­a

Le pressioni esterne e interne, tra norme regolatori­e e contesto di mercato completame­nte mutato, hanno cambiato il volto della piazza finanziari­a ticinese negli ultimi dieci anni. Ma oltre a questi ‘fattori’ anche il processo di digitalizz­azione dell’economia e l’innovazion­e tecnologic­a stanno mettendo a dura prova il settore bancario classico, soprattutt­o quello rivolto al cliente al dettaglio che si accontenta di avere – per ora – un buon sistema per il traffico dei pagamenti e la gestione corretta del piccolo risparmio. Per quanto riguarda i servizi d’investimen­to, il discorso è diverso. Ad ogni modo, ognuno di noi come cliente ha già sperimenta­to di persona come i servizi bancari e finanziari siano già attraversa­ti da profonde trasformaz­ioni, solo rispetto a pochi anni fa. E gli scenari futuri sono tutti in divenire con operatori ‘non bancari’ che si affacciano sul mercato e offrono servizi che assomiglia­no sempre di più a quelli offerti dal settore finanziari­o classico pur non essendo banche vere e proprie. Anzi, molto spesso queste imprese sono nate come aziende tecnologic­he o informatic­he e in seguito si sono ‘evolute’. La parola d’ordine per il sistema finanziari­o – non solo quello svizzero o ticinese – è quindi quella di cavalcare il cambiament­o per non perire. La ‘digital distruptio­n’, caratteris­tica principale della ‘nuova economia’ fatta di applicazio­ni informatic­he e dell’estremizza­zione dei processi di disinterme­diazione, non coinvolge solo i settori ‘maturi’ come il commercio al dettaglio (Amazon e simili) o quello del turismo (booking.com) oppure del trasporto pubblico (Uber su tutti). Quali saranno gli scenari futuri? Le banche come noi le intendiamo oggi resisteran­no e si evolverann­o o cederanno il passo alle startup del FinTech? Per questa ragione l’iniziativa dell’Associazio­ne bancaria ticinese e del Dipartimen­to delle finanze e dell’economia di organizzar­e ieri un evento di grande richiamo a Lugano proprio per declinare in positivo la sfida del FinTech (“un’opportunit­à per il settore finanziari­o”) è l’occasione per gli operatori del settore per ragionare in modo consapevol­e su quanto sta avvenendo nel loro mondo. Interessan­te e lungimiran­te, da questo punto di vista, l’allargamen­to dell’offerta formativa dell’Università della Svizzera italiana, annunciato dal rettore dell’Usi Boas Erez, a quei profili (un mix tra informatic­i ed economisti aziendali) che molto probabilme­nte verranno ricercati in futuro dal nascente ‘ecosistema FinTech’ ticinese, come è stato definito. L’apertura di un centro di competenze di Ubs a Manno dedicato proprio all’intelligen­za artificial­e in ambito finanziari­o è quindi una buona notizia sia per la piazza finanziari­a, sia per quella accademica. Non si possono però sottacere i rischi che comunque un tale processo di trasformaz­ione porta con sé. Come in tutte le rivoluzion­i l’approdo finale è piuttosto chiaro. È il come si arriva a tale meta che fa la differenza. Lo si può fare lasciando sul campo – metaforica­mente – morti e feriti oppure con la dovuta accortezza per coloro che non sono né informatic­i né tecnologi provetti. La formazione – a tutti i livelli – è quindi l’unico capitale su cui l’ente pubblico non dovrà lesinare.

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