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Frédéric Vasseur, team principal dell’Alfa Romeo Sauber in F1

- di Paolo Spalluto

Era il 12 luglio 2017 quando venne annunciato che Frédéric Vasseur sarebbe diventato l’amministra­tore delegato di Sauber Motorsport Ag, nonché Team Principal della squadra di Formula 1. In molti si chiesero chi glielo facesse fare: squadra depressa, motori Ferrari del 2016, risultati in corsa imbarazzan­ti, situazione finanziari­a garantita dagli svedesi di Tetrapak, ma ugualmente molte nubi all’orizzonte. Il dirigente transalpin­o (classe 1968) è molto stimato nell’ambiente. Non è uomo di troppe parole, bada ai fatti. È un ingegnere, piuttosto abituato a vincere. In una dolce serata di marzo, con le luci del crepuscolo che si fanno largo, a Hinwil dove i camion iniziano a esibire una striscia rossa mitica con il logo “Alfa Romeo” sulle fiancate, incontriam­o la persona che sta rifondando e riaccenden­do la Sauber, per riportarla ai fasti del passato, con pazienza e con i piedi ben piantati per terra.

Il team riunisce svizzeri, tedeschi, inglesi, ora anche italiani: non deve essere facile gestire tutto questo modo diverso di lavorare.

In realtà mi piace molto. Non posso certo dire che ogni giorno sia semplice, al contrario, ma qui ci sono davvero molte cose da ripensare. Tante persone sono andate via, bisogna lavorare con il materiale umano esistente e con i nuovi che fanno il loro ingresso, con una dinamica diversa, alle prese con mondi che sono davvero opposti. Mi piace, mi stanca, è il mio lavoro. Tanto per iniziare, vorrei dire che sono entrato in Sauber con 320 persone, mentre oggi siamo già oltre 400: stipendi pagati, una situazione che dà finalmente prospettiv­e, nuove assunzioni. E sono le visioni future che danno senso alla ricerca di talenti da avvicinare al team che oltretutto è svizzero. A chi viene da fuori per lavorarci, si chiede dunque di staccarsi dalla famiglia.

Se sei a Enstone, in Gran Bretagna, lavori per il team, torni a casa a cena, tua moglie fa la vita di sempre e i ragazzi crescono con i loro amici.

Io sono qui tre giorni alla settimana, poi ci sono le gare, quindi gli incontri in giro. Cerco di essere trenta weekend all’anno a casa, abito vicino a Parigi. Conosco avvocati amici che lavorano di più e peggio di me, e allora di cosa dovrei lamentarmi, visto che faccio un lavoro bellissimo? Ammetto che c’è tantissimo da fare, Certe sere, quando resto qui oltre la mezzanotte e tutti riposano, sono stanco, ma questa è la Formu- la 1, la mia vita. Questo è ora il team per il quale mi batto.

Peter Sauber si è ritirato dalle scene.

Io ho deciso di invitarlo alla cena di Natale del team. Credo di avere fatto una cosa giusta, e penso che gli abbia fatto piacere. Ha voglia di privacy e questo va rispettato da tutti, in primis da noi. Il suo nome va oltre il tempo, ormai.

Poi è arrivato Marchionne.

Ah beh, qui, con l’arrivo di Alfa Romeo, il cambiament­o è epocale. Marchionne credo voglia anche parlare con un ingegnere aerodinami­co, di tanto in tanto. È appassiona­to, presente, motivato, deciso. Ho lavorato con tre presidenti di case automobili­stiche diverse: Zetsche (Mercedes-Benz), Ghosn (Renault) e ora Marchionne (Fca). Diversissi­mi tra loro: il primo parlava solo con me, era capace di essere durissimo e chiaro, ma era sempre attento alle gerarchie. Il secondo era poco amante delle corse, e dunque aveva pochi contatti. L’ultimo, come detto, è ovunque, onnipresen­te, rintraccia­bile al telefono a qualsiasi ora. Sono tutte esperienze che fanno crescere.

Cosa significa avere Alfa Romeo?

Molto. In termine di ingegneria, di immagine, di storia. Non si discute. Un partner solido, affidabile, che ci permette di avere nuovamente propulsori all’altezza. Ma non voglio qui dimenticar­e il gruppo che ha investito in Sauber, e che oggi è molto generoso e paziente con noi. È tempo di dare a tutti – con senso del tempo – qualche risposta circa il buon lavoro che stiamo facendo.

Da un budget sponsor disperato nel 2017, di cui apposta non ricordiamo le cifre, a bei marchi nel 2018: una via per avere fondi e spinta per migliorars­i?

Richard Mille è un amico personale e l’ho convinto a credere in noi. Carrera è un marchio di prestigio dell’ottica mondiale, e poi Silanna e tutti gli altri che ci sono vicino. Stiamo lavorando sodo per ridare lucentezza a Sauber come marchio e immagine. e molti sono anche i progetti futuri che stanno nascendo attorno alla scuderia di Hinwil.

Tu sei vicino a Charles Leclerc.

Conosco Charles da quando aveva nove anni. Io sono stato un figlio con genitori spesso assenti, ora ne ho quattro, e per me Charles è come fosse il quinto. È un ragazzo veloce, terribilme­nte capace, intelligen­te. Ma noi dobbiamo dargli la macchina giusta. Verstappen è il pilota che è anche perché è al volante di una Red Bull. Insieme dobbiamo fare buone cose. I tempi di Barcellona hanno dimostrato che lui con la testa e la concentraz­ione c’è già.

Marcus Ericsson?

Io sono molto attento a non disturbare il clima del team. Dobbiamo avere due piloti vicini tra loro, in modo che si aiutino, si passino informazio­ni e diano al team la possibilit­à di crescere. Li giudichere­mo entrambi alla fine della stagione del 2018 con fatti concreti.

Sei sempre molto attento, quando si parla di piloti.

Trovo poco corretto sputare sentenze. Molte prestazion­i di questi ragazzi sono date da tanti fattori che solo il team conosce: carico di benzina, setting aerodinami­co, situazione complessiv­a della monoposto. È impossibil­e per chiunque esprimere giudizi da fuori, io non lo faccio mai e sono rispettoso di tutti. È il mio stile. Lavorare molto, parlare poco. Io di marketing e comunicazi­one non mi occupo, io costruisco cose e risultati.

Però hai lavorato con giovani del calibro di Rosberg, Hamilton e molti altri. Li hai visti vincere.

Vero. Ripeto però che ho rispetto di ciascuno di loro, e ne serbo ottimi ricordi. Ma non giudico.

L’esito dei primi test di Barcellona?

I nostri tifosi devono essere pazienti, non credo che in Australia ci possa già essere il “botto”. Ritengo però che nel corso della stagione, se recuperiam­o il gap, saremo nel gruppo molto ravvicinat­o che va dal sesto posto in giù. Abbiamo da limare un secondo e due decimi, e ce la faremo. Le risposte sono positive anche se so per esperienza che sui test si deve essere molto prudenti prima di passare ai giudizi. A chi mi chiede come vadano Ferrari e Mercedes-Benz, ad esempio, rispondo sempre che non ho la minima idea di come abbiano girato, quando hanno fatto registrare un certo crono. Aspettiamo Melbourne, per capire meglio.

Che differenza trovi tra il tuo anno in Renault e l’esperienza avviata in Sauber?

Io non sono un politico. Non mi lamento mai di nulla, ma un grande gruppo come Renault ha una serie di dinamiche complesse che sono forse la norma per chi vi è abituato. Per me, invece, era durissima. Qui in Sauber ho un azionista di riferiment­o chiaro e motivato, obiettivi condivisi. Poi, a tenermi su, c’è Marchionne, sempre con nuove idee e cose da dire e fare. Ho ampi margini per decidere e progettare il futuro di Sauber. Non solo come team di F1, bensì anche con idee nuove che presto vedranno la luce, con pazienza e serietà.

Andresti in Ferrari?

(ride) Beh, chi non ci andrebbe? Ma la pressione, lì, è micidiale. Quando vinci hai sempre ragione, Todt insegna, ma la Rossa (ride)...

Andiamo a cena a Wetzikon, in un bel ristorante italiano. “Fred”, come tutti lo chiamano, mangia un minestrone e un risotto con i gamberi. Il suo cellulare suona in continuazi­one. Si scusa, ma mi fa capire che le persone che chiedono di lui stanno lavorando e meritano una risposta. Un uomo semplice nei modi e nei tratti. Forse ruvido talvolta, ma vero e ben piantato per terra. La serata è piena di stelle benauguran­ti, dopo tanti anni bui per un team che in Svizzera è molto amato. Questo francese trapiantat­o nella campagna zurighese mi saluta e mi dice che torna in ufficio per un’altra notte di lavoro. È così che si vince. Quantomeno, è così che si cerca di ridare dignità a un nome. A Sauber.

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‘Dobbiamo limare un secondo e due decimi, ce la faremo’
 ??  ?? A colloquio con Frédéric Vasseur, team principal di Alfa Romeo Sauber F1 Team. Uomo di poche parole, bada piuttosto ai fatti. Abituato a vincere, lavora affinché venga ridata dignità al marchio Sauber. ‘C’è molto da fare, ma è una sfida che mi...
A colloquio con Frédéric Vasseur, team principal di Alfa Romeo Sauber F1 Team. Uomo di poche parole, bada piuttosto ai fatti. Abituato a vincere, lavora affinché venga ridata dignità al marchio Sauber. ‘C’è molto da fare, ma è una sfida che mi...

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