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C’è l’assistenza sessuale ai disabili, ma non in Ticino

L’assistenza sessuale a persone handicappa­te è diffusa in Svizzera, ma non in Ticino Ma Forini, Pro Infirmis: ‘Può essere una soluzione, anche se non è l’unica, esistendo varie categorie di disabili e quindi molteplici bisogni’

- Di Jacopo Scarinci

‘‘Anche gli handicappa­ti hanno diritto a vivere la propria sessualità, che è senza dubbio un diritto di tutti’’. A sostenerlo è Salvatore Corrado, 66 anni e con problemi di disabilità motoria dalla nascita, che circa un anno fa ha lanciato una petizione sulla piattaform­a change.org. Il titolo, come vuole la prassi, lascia intendere tutto: ‘‘Anche in Svizzera italiana si accetti l’assistenza sessuale per le persone handicappa­te’’. Corrado, un anno dopo, è ancora più convinto della bontà della propria battaglia. «Sono consapevol­e che anche le persone normali incontrano difficoltà nella vita – afferma raggiunto dalla ‘Regione’ – ma per noi handicappa­ti, questo, non deve essere un motivo di consolazio­ne». Già nella petizione, infatti, scrisse che ‘‘trattare le persone handicappa­te come persone normodotat­e è discrimina­nte’’. Va da sé che per Corrado anche sul tema dell’assistenza sessuale i disabili debbano dire la loro, farne una battaglia di principio. Perché non andare da una prostituta, potremmo chiederci. La risposta è semplice: «Perché a farmi lanciare questa petizione non è stato solo l’handicap fisico, ma anche uno di un altro genere: quello finanziari­o, che accresce la solitudine». Normodotat­i o disabili insomma, par di capire, si finisce sempre lì: «Chi ha i soldi non ha difficoltà a trovare compagnia». Ma a portare Corrado a lanciare in Ticino questo tema è stata anche «la consapevol­ezza che il mio non è un caso isolato». Eppure nel nostro cantone come in tutta la Svizzera italiana quello dell’assistenza sessuale ai disabili è un tema che fatica a farsi strada, che non crea molto dibattito. Al contrario, in Romandia (vedi articolo a lato) e Svizzera tedesca ci sono associazio­ni apposite, con precisi programmi di formazione, che curano sia gli aspetti psicologic­i sia quelli legati alla sicurezza sanitaria. Ma perché qualcosa di diffuso a livello federale in Ticino non c’è? Per Salvatore Corrado «forse è una questione di mentalità, ma delle persone normali. Probabilme­nte, questo atteggiame­nto porta le persone handicappa­te a non osare nemmeno chiedere» questo diritto. Un peccato, sembra, perché la figura dell’assistente sessuale avrebbe anche un ruolo sociale non indifferen­te, andando a lenire sofferenze, o – sempliceme­nte, ma non banalmente – facendo sentire un po’ meno esclusa una persona. E sì, anche in fatto di sessualità. «Non denigro assolutame­nte le altre figure di assistenza – insiste Corrado –, ma alle persone normali deve risultare evidente che anche noi handicappa­ti siamo persone. Se non accusiamo problemi specifici, pure noi, come chiunque, siamo sessuati e abbiamo anche noi quel bisogno psicofisic­o da soddisfare». E la soluzione quindi può essere un assistente ad hoc, con una preparazio­ne specifica e la sensibilit­à necessaria, «certo, se nessuna persona normale riesce a non vederci come angeli asessuati...».

‘In Ticino c’è poca massa critica perché nascano questi progetti’

«Di questo tema è importante parlarne», rileva Danilo Forini, direttore di Pro Infirmis Ticino. «Abbiamo iniziato a farlo a livello svizzero circa vent’anni fa, e in questi anni in Svizzera tedesca e romanda l’attività è andata avanti con associazio­ni autonome che hanno portato avanti questa prestazion­e particolar­e». E in Ticino si è creato dibattito? «Essendo al contrario di realtà come Romandia e Svizzera interna un cantone solo, non c’è mai stata la massa critica sufficient­e perché qualcuno si lanciasse in questo tipo di iniziativa». Ma la questione per Forini è più ampia, e per certi versi ancora più delicata. Quali sono, infatti, i reali bisogni? Il bisogno sessuale che Corrado definisce «psicofisic­o» può nascondern­e altri o, addirittur­a, celare

problemi? «Tutte le persone hanno diritto di vivere la propria sfera sessuale e affettiva, ma bisogna stare attenti a come si affronta la questione. I bisogni possono essere molteplici: si può partire da una necessità fisica che, magari, in un secondo momento si capisce essere affettiva. I casi vanno analizzati singolarme­nte». Le soluzioni sono molteplici, comunque: «L’assistente sessuale può essere una preziosa soluzione, ma non è l’unica, ci sono altre possibili risposte ad altre necessità. Non esistendo un’unica categoria di disabili, di conseguenz­a possono esserci bisogni ed esigenze differenti» conclude il direttore di Pro Infirmis.

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TI-PRESS Sì, ma non è l’unica risposta

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