laRegione

Un’unica scuola per tutti

- Di Diego Erba, già dir. Divisione scuola

Quando percorro quel tratto d’autostrada prima del dosso di Taverne, il mio pensiero corre (…)

Segue dalla Prima (…) a Franco Lepori, che vent’anni fa, proprio nel giorno del suo compleanno – quando stava rientrando a casa dove lo aspettavan­o i famigliari per festeggiar­lo – perì, destino crudele, in un incidente stradale. Lepori ha dedicato le sue forze migliori all’attuazione della scuola media. Persona impegnata e tenace nel perseguire gli obiettivi, è stato al tempo stesso architetto e realizzato­re della riforma che più ha inciso sullo sviluppo del nostro sistema formativo, di certo la riforma più completa che il Ticino abbia conosciuto nel secolo scorso. Una riforma voluta da chi aveva posto alla base della crescita della nostra gioventù la preparazio­ne culturale e umana, senza distinzion­e di censo. Si trattava allora di consentire a ogni giovane, indipenden­temente dal luogo di abitazione, dal sesso o dalla categoria sociale, di poter fruire delle stesse opportunit­à formative di partenza. Artefici di quel disegno politico furono, nelle rispettive funzioni, Ugo Sadis, allora consiglier­e di Stato e direttore del Dpe, Sergio Caratti, capo della Pedagogica, e Franco Lepori. In loro, forte era il convincime­nto di realizzare una struttura educativa per assicurare agli allievi condizioni formative uguali e scelte meno condiziona­te, principi – a ben guardare – di forte valenza politica e sempre attuali. Lepori operò inizialmen­te alla direzione dell’Ufficio studi e ricerche dove, con un lavoro capillare e accurate analisi, pose dapprima le basi alla Legge sulla scuola media del 1974. Non si è però limitato a ideare e a ricercare: quale direttore dell’Ufficio dell’insegnamen­to medio si è subito calato nella realizzazi­one della riforma accompagna­ndone la diffusione secondo tappe definite, rinnovando i programmi, incoraggia­ndo la formazione e l’abilitazio­ne dei docenti, sviluppand­o servizi per gli allievi in difficoltà e assicurand­o alla scuola confacenti strutture edilizie. Giuseppe Buffi lo ricordò in quei tristi giorni con queste accorate parole: ”La scuola media è stata principalm­ente opera sua: ne era in qualche modo il padre. Per crearla, per migliorarl­a, per promuoverl­a, per difenderla, ha speso una vita. Una vita d’intelligen­te passione al servizio di una causa in cui ha creduto fino in fondo… fino a esserne, in qualche modo, ma comunque nel significat­o più nobile del termine, geloso”. Lo ispirava un ideale di scuola che offrisse una formazione solida, articolata, di uguale valore in ogni regione del cantone. Una scuola delle pari opportunit­à di partenza, non dell’omologazio­ne. Una scuola in cui gli allievi, pur nelle loro diversità, potessero convivere, collaborar­e e trovare risposte alle loro attese. Lucido nella riflession­e, Lepori amava estraniars­i un poco, custodire dentro di sé gioie e amarezze della vita. Questo modo di essere lo rispettava­mo, consapevol­i che quell’intimità gli era cara. Negli ultimi anni dal suo volto pensieroso si sprigionav­a a volte un sorriso luminoso: momenti rari ma sufficient­i per cogliere il suo stato d’animo e per sentirlo più vicino. La riservatez­za che lo accompagna­va non poteva nascondere la generosità e la sua disponibil­ità era pari all’intelligen­za e all’operosità assicurata per anni alla scuola, al Dipartimen­to e alla gioventù. Ricordare oggi a vent’anni dalla morte Franco Lepori significa quindi riaffermar­e principi e valori che sono alla base della nostra crescita e della nostra società. La lezione trasmessac­i è quella di impegnarci con passione per una causa, per un progetto, per un ideale. È quanto ha contraddis­tinto la sua azione nei settori delicati e difficili – ieri come oggi – dell’educazione e della formazione.

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