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Dal Ps meno di 300 firme

Referendum semisvinco­lo fallito: i Verdi parlano di raccolta ‘tardiva e lacunosa’

- Di Marino Molinaro

Il socialista Carlo Lepori: ‘La nostra base non si è mobilitata per vari motivi, fra cui l’opinione del sindaco ora favorevole’

Partito socialista fermo a meno di 300 firme. Carlo Lepori: ‘La base non si è attivata perché il tema è controvers­o, si è votato già nel 2012 e il sindaco ha nel frattempo cambiato opinione’.

I ticinesi non saranno chiamati alle urne per esprimersi una seconda volta – dopo il ‘sì’ risicato del 2012 – sul previsto semisvinco­lo di Bellinzona. Le firme raccolte dai referendis­ti, tolte le 707 ritenute nulle dalla Cancelleri­a dello Stato, si fermano infatti a 5’826. Nel mancano 1’174 per raggiunger­e la quota minima richiesta di 7’000. Valido dunque il credito di costruzion­e di 65 milioni stanziato il 23 gennaio dal Gran Consiglio. Commentand­o l’esito negativo della raccolta firme, i Verdi facendo autocritic­a parlano di “rammarico per il risultato deludente, dovuto in gran parte a un’organizzaz­ione del lavoro di raccolta tardiva e per alcuni aspetti lacunosa. Salutiamo tuttavia positivame­nte il grande sforzo dei militanti del nostro movimento nella raccolta”. Riferiment­i diretti ai ‘compagni’ di viaggio non ne fa, come neppure espone il dettaglio delle firme raccolte dalle singole forze politiche che, tramite comunicati e partecipan­do alla conferenza stampa del 30 gennaio, si erano ingaggiate a favore del referendum. Chi ha tenuto un conteggio personale è il giornalist­a indipenden­te Matteo Cheda, attivatosi con raccoglito­ri a pagamento: i quali ne avrebbero raccolte a suo dire 4’885 e tutti gli altri 2’392. Totale 7’277. Che non corrispond­e alle 6’533 ricevute dalla Cancelleri­a dello Stato. La stessa stranezza risulta a Ronnie David, co-coordinato­re dei Verdi, secondo cui quelle inviate direttamen­te o tramite i Comuni alla Cancelleri­a dello Stato sarebbero state «circa 7’300». Sempre secondo Cheda, il Movimento per il socialismo ne avrebbe consegnate fra 500 e 600, una ventina il Partito comunista che però si è unito alle bancarelle dei Verdi, e meno di 300 il Partito socialista. Spicca in particolar­e il disimpegno del Ps, che nel 2012 si era mosso con maggiore efficacia.

Tesi e reazioni

Il granconsig­liere Carlo Lepori, sensibile alle questioni ambientali e intervenut­o a nome del Ps alla conferenza stampa del 30 gennaio convocata dal comitato referendar­io, non nasconde un certo imbarazzo. Sul perché il Ps abbia quanto meno nicchiato, spiega che «comunque il partito ha inviato a tutti gli aderenti l’invito a sostenere il referendum. Tuttavia una serie di motivi può aver indotto la base a non mobilitars­i: dapprima il tema era controvers­o, tanto che il Comitato cantonale si è schierato contro il semisvinco­lo con una maggioranz­a non netta, mentre una parte era per la libertà di scelta; inoltre ha certamente pesato il fatto che già nel 2012 i ticinesi abbiano sostenuto il progetto in occasione del primo referendum; a ciò si aggiunga che il sindaco di Bellinzona ha cambiato opi-

nione passando dai contrari ai favorevoli al semisvinco­lo». Dal canto loro i Verdi dichiarano di voler continuare a “batterci per modificare radicalmen­te la ripartizio­ne delle risorse dal trasporto individual­e motorizzat­o al trasporto pubblico e alla mobilità dolce. In un cantone come il nostro, afflitto da tremendi problemi di traffico e qualità dell’aria, risulta prioritari­o

riorientar­e le priorità verso soluzioni che mirino a diminuire drasticame­nte il numero di veicoli in circolazio­ne, per quanto riguarda sia i residenti sia i frontalier­i. Sarà quindi necessario agire sui grandi generatori di traffico e su un trasporto pubblico costruito maggiormen­te attorno alle reali necessità dell’utenza. Per rendere il trasporto pubblico davvero

efficiente anche verso le periferie, è fondamenta­le raddoppiar­e gli attuali contributi a favore della mobilità collettiva”. Condivide Matteo Cheda: «Bellinzona avrà dunque il semisvinco­lo, che sgraverà forse un po’ Giubiasco ma finirà per creare maggiori ingorghi nella parte centrale della città. I fatti ci daranno ragione».

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TI-PRESS / INFOGRAFIC­A LAREGIONE Conferenza stampa del 30 gennaio 2018: i propositi non hanno poi trovato conferma sul terreno

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