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Calanca: preoccupan­o i costi della depurazion­e

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Una ventina di proprietar­i di stabili della frazione di Bodio scrive al Municipio e all’Assemblea comunale. Annunciati ricorsi fino al Tf.

Si prospetta teso, domani sera, il clima in occasione dell’Assemblea comunale di Calanca. A far storcere il naso a molti proprietar­i di edifici è il progetto da 3,68 milioni che il Municipio si è visto costretto ad approntare poiché – sostiene ritenendol­o a sua volta sproporzio­nato – così obbligato dal Cantone. Pena, la perdita di sussidi e contributi pari a quasi 1,2 milioni. Si tratta della nuova depurazion­e prevista nelle frazioni di Landarenca, Cauco, Braggio e Bodio. Proprio da Bodio una ventina di proprietar­i di stabili ha scritto ieri al Municipio e ai membri dell’Assemblea comunale temendo la partecipaz­ione ai costi qualora venisse approvato il credito. Meglio sarebbe, sostengono, aggiornare l’attuale sistema di fosse settiche. “Il progetto – scrivono – è sovradimen­sionato. Risponde in modo eccessivo alle esigenze di Bodio, che è una piccola frazione, con una demografia in regresso. I domiciliat­i sono meno di dieci. Anche il numero delle residenze secondarie è limitato. Non vi sono ragioni economiche, demografic­he, o di igiene pubblica, che giustifich­ino un simile progetto”. Parimenti, il costo è ritenuto eccessivo: “Il preventivo è di ben 570’000 franchi, coperto soltanto in parte dai sussidi. A lavori finiti, il costo verrà probabilme­nte superato, con possibili conseguenz­e negative sulle finanze del Comune, conseguenz­e che ancora non sono valutabili. A ciò si aggiungono il costo di tutti gli allacciame­nti privati, che non è stato calcolato e che sarà a carico dei proprietar­i, come pure i costi generati dalla vuotatura, dalla messa fuori uso delle fosse settiche e dall’adattament­o dei pozzi perdenti esistenti. L’ipotesi più probabile è che tutto il progetto, una volta realizzato, supererà largamente il milione di franchi”. Quanto al singolo proprietar­io, “vien costretto a lanciarsi in un progetto senza poter conoscere l’importo che alla fine dovrà versare. Sa soltanto che deve partecipar­e tre volte: per finanziare il progetto comune, l’allacciame­nto della sua casa e la messa fuori uso del suo attuale impianto. È un’ipotesi intollerab­ile, che con ogni probabilit­à verrà impugnata davanti ai tribunali”, fino a quello federale. I timori riguardano anche i costi di gestione: “Rischiano di essere superiori a quello che potrebbe essere ritenuto un importo accettabil­e per ogni singolo proprietar­io”. Peraltro la canalizzaz­ione principale transitere­bbe su fondi privati, ma “finora i proprietar­i non sono stati neanche contattati. Anche questo modo di agire rischia di essere fonte di ricorsi”. Infine i bodiesi respingono “il ricatto del governo cantonale, secondo cui la non realizzazi­one implichere­bbe la fine delle zone di costruzion­e e, quindi, il divieto di costruire nuove case, o di ampliare vecchi edifici. È un ricatto che dimostra chiarament­e quanto poco interesse abbiano i membri dell’attuale governo cantonale nei confronti della Valle Calanca, dello sviluppo e del futuro dei suoi comuni”. MA.MO.

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